Premio ‘Arrigo Recordati’ all’endocrinologa Sabrina Chiloiro per una ricerca sull’acromegalia
È la malattia del pugile Primo Carnera.
L’endocrinologa Sabrina Chiloiro, 35 anni, ricercatrice di Endocrinologia all’Università Cattolica, campus di Roma, specialista della UOC di Endocrinologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretta dal professor Alfredo Pontecorvi, ha ottenuto il prestigioso premio Arrigo Recordati nel corso del XXIV Congresso Europeo di Endocrinologia (ECE, Milano 21-25 maggio). Il premio, giunto alla sua decima edizione, quest’anno era dedicato alla promozione e al riconoscimento dell’eccellenza nella ricerca delle patologie ipofisarie. Il progetto di ricerca presentato dalla dottoressa Chiloiro è focalizzato sulla valutazione del microambiente infiammatorio negli adenomi ipofisari GH-secernenti, che determinano un quadro clinico di acromegalia (“The role of the tumor immune microenvironment -TIME in the prognosis and in the personalized target therapy of acromegaly: the ACRO-TIME study”). I progetti di trenta ricercatori di varie nazionalità sono stati valutati da un comitato internazionale indipendente di esperti in malattie rare, presieduto dal professor Robert J. Desnick. Nel consegnare il premio alla dottoressa Chiloiro, il dottor Andrea Recordati, presidente del gruppo Recordati ha commentato “è un onore e un privilegio assegnare questo premio allo straordinario progetto di ricerca della dottoressa Chiloiro che offrirà l’opportunità di individuare nuovi biomarcatori per lo sviluppo di una terapia a target e personalizzata per l’acromegalia”. Il premio consiste in un research grant di 100 mila euro. La dottoressa Chiloiro, principal investigator, utilizzerà il premio per supportare tutto lo sviluppo della parte metodologica, laboratoristica e scientifica a supporto del progetto. La ricerca coinvolgerà anche una serie di facilities di Fondazione Policlinico Gemelli, dall’anatomia patologica, alla patologia generale, alla proteomica. Fondamentale sarà il supporto della neurochirurgia e della neuroradiologia per la valutazione di tutta la parte di imaging. Il progetto di ricerca avrà una durata di 24 mesi.
“Con questa ricerca – spiega l’endocrinologa Sabrina Chiloiro - andremo a studiare il ruolo di tutti i componenti del sistema immunitario (linfociti T, B, macrofagi) per capire sia se la loro presenza all’interno degli adenomi ipofisari possa avere un impatto sulla prognosi dei pazienti affetti da adenoma e se possa aiutare a predire la risposta ai trattamenti, normalmente utilizzati per il trattamento di questi adenomi. Andremo inoltre a studiare anche la presenza di anticorpi, di citochine e chemochine (molecole dell’infiammazione) e inoltre la predisposizione genetica alla risposta immunitaria, attraverso lo studio degli aplotipi HLA. Valuteremo inoltre la presenza di specifiche molecole (immune checkpoint) che sono da qualche anno il bersaglio delle immunoterapie utilizzate in oncologia; questo studio potrebbe dunque aprire la strada all’impiego di questi farmaci innovativi nelle forme più aggressive di tumori ipofisari GH secernenti, non responsivi alle terapie tradizionali (analoghi della somatostatina, antagonisti recettoriali del GH, la chirurgia e la radioterapia)”.
L’acromegalia è una patologia estremamente rara; in Europa colpisce 1,2 persone su 10.000 e in Italia se ne diagnosticano ogni anno circa 250 nuovi casi, 25 dei quali ‘scoperti’ al Gemelli, che è un centro di riferimento nazionale per questa patologia.
"Il prestigioso riconoscimento conseguito dalla dottoressa Chiloiro – afferma il professor Alfredo Pontecorvi, ordinario di Endocrinologia all’Università Cattolica - ovviamente ci rende felici e ci inorgoglisce, ma soprattutto rende ragione della elevata qualità della ricerca scientifica e clinica svolta dai giovani ricercatori della Università Cattolica e della Policlinico Gemelli. Questa è testimoniata dall'elevato numero di progetti di ricerca finanziati dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) e di progetti finalizzati finanziati dal Ministero della Salute che sono stati conseguiti dai nostri giovani under 40 e che ci vedono ai primissimi posti in Italia nelle classifiche che valutano la qualità della ricerca biomedica".
Tra immunoterapia e Covid-19: le altre linee di ricerca sulle patologie infiammatorie dell’ipofisi e degli organi endocrini. La dottoressa Chiloiro è impegnata da molti anni anche nello studio della risposta infiammatoria nelle patologie endocrine ed ha portato avanti una serie di studi soprattutto nel campo delle ipofisiti (patologie infiammatorie dell’ipofisi) autoimmuni. Sua mentore per questo filone di ricerca è stata per molti anni la professoressa Laura De Marinis. “In seguito – ricorda la dottoressa Chiloiro - con l’affermarsi dell’immunoterapia per alcuni tumori (melanomi, tumori del polmone, dei reni) abbiamo cominciato a osservare anche dei casi di ipofisite come effetto indesiderato di questa terapia innovativa. Sull’argomento abbiamo pubblicato due importanti review sulla rivista Trends in Endocrinology and Metabolism (nel 2019 sulle ipofisiti e nel 2021 su tutte le endocrinopatie indotte dall’immunoterapia); gli articoli contengono anche delle flowchart utili nella pratica clinica per guidare il medico alla diagnosi e al trattamento di queste complicanze fino a pochi anni fa sconosciute. Infine, con l’avvento del Covid abbiamo cominciato ad osservare l’insorgenza di eventi avversi endocrinologici, quali tiroiditi, ipertiroidismi, ipopituitarismo da ipofisite. Quest’ultima è una complicanza molto seria; questi pazienti vanno diagnosticati immediatamente e sottoposti a terapia ormonale sostitutiva soprattutto in caso di iposurrenalismo acuto (deficit di produzione di ormoni surrenalici, come il cortisolo) che, nel paziente acuto può portare al decesso perché determina uno shock ipovolemico e può precipitare uno shock settico. Abbiamo realizzato una flowchart terapeutica dell’ipopituitarismo da COVID-19, presentandola al XXIV Congresso Europeo di Endocrinologia e che sarà oggetto di una prossima pubblicazione”.
Maria Rita Montebelli