Lotta all’Alzheimer: prosegue reclutamento dei soggetti che partecipano al Progetto Interceptor
Entra nel vivo il protocollo di indagine del Progetto Interceptor (www.interceptorproject. com), lo studio multicentrico coordinato dal prof. Paolo Maria Rossini, direttore Area Neuroscienze della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - Università Cattolica, che ha lo scopo di diagnosticare in fase precoce la malattia di Alzheimer. Ricordiamo che il Progetto Interceptor è promosso dal ministero della Salute e da AIFA, l’Agenzia Italiana del farmaco, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e AIMA, l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer. Lo studio ha lo scopo di indagare quali esami siano più utili al medico nel diagnosticare l’effettiva presenza di malattia di Alzheimer nelle persone che presentano un iniziale disturbo cognitivo lieve (MCI, Mild Cognitive Impairment), prima che la stessa si manifesti in modo conclamato. Il progetto coinvolgerà 500 soggetti, di età compresa tra 50 e 85 anni, che saranno reclutati in 20 centri italiani, con il supporto di 5 centri specializzati nella diagnosi e nella cura della demenza di Alzheimer, tra cui la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, centro di reclutamento e coordinatore del progetto. Tutti i pazienti saranno monitorati per 3 anni. Il tema delle demenze è al centro dell'attenzione a livello mondiale a causa del progressivo invecchiamento della popolazione che sta portando a un rilevante cambiamento demografico con ricadute sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. La malattia di Alzheimer rappresenta la più frequente patologia neurodegenerativa. La prevalenza della malattia aumenta con l’età e raggiunge il 15-20% nei soggetti di oltre 80 anni. Oggi purtroppo non esistono farmaci in grado di fermare o far regredire la malattia e tutti i trattamenti disponibili puntano a contenerne i sintomi o limitarne l’aggravarsi per alcuni mesi. “Negli ultimi anni – ha spiegato il prof. Rossini - l’interesse maggiore dei ricercatori si è indirizzato a sviluppare un intervento farmacologico in grado di modificare il decorso della malattia, ma tale intervento sembra possibile solo in fase precocissima quando i sintomi sono minimi. Di conseguenza – ha proseguito il prof. Rossini -, è stata posta maggiore attenzione proprio all’individuazione di biomarcatori che permettano di predire la conversione verso la demenza di Alzheimer dei pazienti con lieve compromissione delle funzioni cognitive, ovvero individui con sintomi minimi ma non dementi che hanno un rischio maggiore di sviluppare malattia di Alzheimer (circa 735.000 persone in Italia)”. Per partecipare all’indagine clinica presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS: Tel. 06.30157722 – email info@interceptorproject.com