Le difficoltà per i disabili negli ospedali: quando le “barriere sanitarie” negano i diritti
Cosa accade quando una persona con di-sabilità deve affrontare un percorso ancora più difficile rispetto al quotidiano, per fronteggiare un’emergenza di salute? L’attesa al pronto soccorso, un esame invasivo per diagnosticare una malattia, la degenza in reparto, sono situazioni già disagevoli per per qualsiasi paziente, ma si trasformano in un vero e proprio ostacolo per chi vive in una condizione di fragilità. Sono le cosiddette “barriere sanitarie”, che in Italia persistono in quasi due strutture sanitarie su tre.
Il Policlinico Gemelli è particolarmente attento ai diritti della persona e va alla costante ricerca di una sempre maggiore vicinanza al malato nelle sue esigenze. Posizioni che sono emerse nel convegno “Il diritto negato. Persone con disabilità e salute”, un focus sulle difficoltà, organizzative e gestionali, e sui pregiudizi che si incontrano nella cura delle persone con disabilità anche da parte del personale medico e sanitario, ma anche sulle possibilità e sui diritti delle persone disabili in ospedale. L’incontro, promosso dal Centro di Ateneo di Bioetica in collaborazione con il Centro di Ateneo per la Vita, ha avuto luogo il 15 giugno scorso presso la Sala Germania del Centro Congressi Europa dell’Università Cattolica.
In Italia il 60% degli ospedali e ambulatori non ha un percorso prioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere e oltre il 78% degli ospedali non prevede spazi adatti di assistenza per le persone con disabilità intellettiva, motoria e sensoriale. Sono vere barriere, che rischiano di essere insormontabili soprattutto negli ospedali del Mezzogiorno e sono la prova di un ennesimo divario tra Nord e Sud della nostra penisola: basti pensare che per persone con disabilità cognitiva sono previsti percorsi sanitari nel 29% degli ambulatori e dei reparti del Nord Italia contro il 6,5% di quelli del Sud.
“Di fatto rischiamo di aumentare il livello di disabilità delle persone ogni volta che non teniamo conto delle loro reali condizioni fisiche e sensoriali e creiamo ostacoli proprio nel luogo deputato alla cura e all’assistenza – dichiara il prof. Adriano Pessina, Direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica -. Molti diritti negati derivano dal fatto che le nostre strutture e le nostre pratiche ‘funzionano’ a partire da un modello di paziente che di fatto non comprende le persone con disabilità: non si tratta di immaginare diritti speciali, ma semplicemente di trovare mezzi adeguati che permettano a tutti di usufruire pienamente del servizio sanitario”.
Di particolare impatto la testimonianza portata al convegno dall’attore Cesare Bocci, il Commissario Augello della fiction tv Montalbano, che, con la moglie, e attrice, Daniela Spada, ha scritto il libro “Pesce d’aprile” dedicato al percorso personale e familiare di una persona con disabilità e del rapporto quotidiano con la società e con il mondo sanitario.
I lavori del convegno sono stati introdotti dagli interventi del Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, prof. Rocco Bellantone, del Direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli ing. Enrico Zampedri, e di Monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il prof. Pessina ha tenuto la relazione su “Le nostre quotidiane barriere mentali”. A seguire, gli interventi del dott. Nicola Panocchia, coordinatore del Comitato Scientifico “Carta dei diritti persone con disabilità in ospedale” della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, dal titolo “L’ospedale discrimina?”, e del dott. Serafino Corti, Direttore del Dipartimento delle disabilità della Fondazione Istituto Ospedaliero di Sospiro Onlus, sulla “Qualità della vita delle persone con disabilità: pregiudizi e realtà”.
Il confronto fra i diritti e le buone prassi nell’assistenza ospedaliera per le persone con disabilità è stato al centro della tavola rotonda conclusiva, moderata dalla prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, docente dell’Istituto di Sanità Pubblica della Cattolica, con i contributi di Luisella Bosisio Fazzi del Consiglio Direttivo LEDHA - Fish Lombardia, Filippo Ghelma, responsabile dell’Unità Operativa DAMA dell’Ospedale S. Paolo di Milano, e del giornalista Lorenzo Alvaro, del settimanale “Vita”.