La Medicina Nucleare del Gemelli entra nel futuro della terapia dei tumori

‘Ciclotrone’ e ‘radiofarmacie’ per produrre in-house radiofarmaci diagnostici e terapeutici, mentre il TracerGlab dell’IRCCS apre alle joint-venture di ricerca con le aziende pharma di settore
La Medicina Nucleare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS si avvia a diventare uno dei protagonisti della medicina di precisione e personalizzata del terzo millennio grazie a una nuova generazione di radiofarmaci, in molti casi auto-prodotti. L’argomento sarà trattato nel corso del live-webinar “Terapia mediconucleare: i radiofarmaci del futuro al Policlinico Gemelli” in programma questo pomeriggio, alle 15,00.
I radiofarmaci, che si distinguono in diagnostici e terapeutici, sono delle molecole marcate, cioè riconoscibili dall’esterno, attraverso opportune apparecchiature, grazie alle radiazioni che emettono. “Possiamo dunque considerare il radiofarmaco – spiega il professor Alessandro Giordano, Direttore della UOC di Medicina Nucleare, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Medicina Nucleare, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma - come una molecola ‘viva’ che circola all’interno del paziente e che ha una precisa ‘destinazione’ metabolica o recettoriale. Quando usati in campo diagnostico, questi farmaci ci danno informazioni sul funzionamento di un dato organo, diverse e complementari rispetto a quelle fornite dagli esami radiologici, che sono di tipo anatomico o strutturale. Le informazioni ‘funzionali’ sono preziose per la diagnosi precoce perché spesso compaiono prima di quelle anatomiche. Quando usati in campo terapeutico, i radiofarmaci si comportano come una sorta di ‘radioterapia’, concentrata solo all’interno del tumore che vogliamo colpire”.
La Fondazione Gemelli IRCCS è uno dei pochi centri in Italia (sono in tutto una decina) dotato di un ciclotrone a uso clinico, cioè di uno strumento per la produzione ‘in casa’ dei radionuclidi PET, destinati alla diagnostica medico nucleare clinica.
“Questo – spiega il professor Giordano - ci dà la possibilità di disporre di grandi quantità di radionuclidi. Un vantaggio enorme questo perché i radionuclidi tendono a decadere rapidamente ed è dunque complesso e costoso approvvigionarsi da fornitori esterni. Con il nostro ciclotrone possiamo produrre carbonio-11, azoto-13, fluoro-18 e, con specifici generatori, gallio-68; marchiamo con questi radionuclidi diverse molecole che consentono raffinate diagnosi in campo oncologico, cardiologico e neurologico. A breve col ciclotrone produrremo anche il rame-64, che aprirà la strada a tutta una nuova categoria di radiofarmaci oncologici di grande importanza diagnostica”.
I primi radiofarmaci introdotti in medicina sono stati lo iodio-131 e il fosforo-32, utilizzati per la terapia rispettivamente del cancro della tiroide e dei linfomi. Poi, per un lungo periodo i radiofarmaci terapeutici sono stati messi in ombra dall’enorme sviluppo di quelli diagnostici.
“Ma oggi – rivela il professor Giordano - si sta aprendo una nuova era che vedrà salire alla ribalta nuovi radiofarmaci terapeutici per il tumore della prostata, per le neoplasie del fegato e del pancreas”. Un cambio di marcia questo segnato dall’arrivo del Dotatate marcato con lutezio-177 (Lutathera®), una nuova terapia recettoriale per i tumori neuroendocrini, in particolare del pancreas e del tratto gastro-intestinale.
“Ma il Lutathera® - spiega il professor Giordano - potrebbe essere solo il primo di una nuova ondata di radiofarmaci. In fase ancora sperimentale è il PMSA marcato con lutezio-177, destinato alle neoplasie della prostata. L’avere a disposizione il radiofarmaco diagnostico e quello terapeutico sia per i tumori della prostata che per quelli neuroendocrini – prosegue il professor Giordano - rappresenta la grande novità degli ultimi anni, che va sotto il nome di teragnostica con radiofarmaci. Il vantaggio di questa evoluzione della medicina nucleare è duplice, sia per il paziente che per i budget sanitari; dimostrare in fase diagnostica la presenza nel tumore di particolari recettori, consente di selezionare i pazienti ai quali somministrare il corrispondente radiofarmaco terapeutico, certi della risposta. Altre novità in questo campo sono rappresentate dal radio-223 (Xofigo®) per le metastasi ossee del tumore della prostata, l’olmio-166 per le metastasi epatiche non-resecabili e il fosforo-32 per le neoplasie primitive pancreatiche”.
L’ultima grande novità riguarda proprio la produzione dei radiofarmaci che avviene in strutture molto specializzate, dette ‘radiofarmacie’. La Fondazione Gemelli IRCCS ha deciso di investire in queste radiofarmacie per un grande progetto.
“Al Gemelli – sottolinea il professor Giordano - trattiamo pazienti affetti da tutte le forme di tumore, disponendo di specialisti di tutte le discipline interessate; rappresentiamo dunque il ‘luogo’ ideale dove le aziende farmaceutiche possono svolgere le loro ricerche su radiofarmaci sperimentali e testarli all’interno della nostra struttura. L’IRCCS ha dunque preso l’iniziativa di fare una sorta di upgrade delle nostre radiofarmacie, che sono andate a confluire, insieme al ciclotrone, nel TracerGlab che ci aspettiamo diventi il motore di tanta fruttuosa ricerca per lo sviluppo delle conoscenze. A tutto vantaggio dei nostri pazienti”.
Maria Rita Montebelli