La difficile gestione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) fra strategie di prevenzione e responsabilità sanitaria
Si è tenuta lo scorso 6 ottobre la conferenza “La difficile gestione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) fra strategie di prevenzione e responsabilità sanitaria”, organizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il webinar ha visto la partecipazione di un panel multidisciplinare di esperti, con interventi il cui contenuto è spaziato dal burden internazionale e nazionale delle infezioni, a modelli di gestione più e meno virtuosi e delle stesse, per poi toccare l’aspetto della loro prevenzione e il tema della responsabilità sanitaria ad essa correlata in Italia.
Ad aprire i lavori è stato Walter Ricciardi, Professore Ordinario della Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il quale dopo una panoramica a livello globale, ha delineato l’impatto del problema, sia in termini umani che economici: “In Europa, ogni anno le ICA causano 37000 morti e determinano perdite pari a 7 miliardi di euro”. Il prof. Ricciardi ha anche sottolineato il problema dell’antimicrobico-resistenza, più che raddoppiata nel decennio 2005-2014, e che vede l’Italia maglia nera nel Continente Europeo, seguita soltanto da Grecia e Turchia. Ampio spazio è stato poi dedicato al tema nell’ambito dei Piani Nazionali di Prevenzione e di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza oltre che PNRR. In questo contesto, grande importanza riveste la formazione sia degli operatori sanitari sia degli stessi cittadini, affinché - citando Ricciardi - “possano assumere un ruolo attivo nella cultura della sicurezza”.
È seguito l’intervento di Fidelia Cascini, Ricercatrice presso la Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la quale si è concentrata sulle reti di sorveglianza epidemiologica delle ICA, messe in atto dalle Istituzioni Europee: “Diversi Paesi in Europa hanno già introdotto strategie d’azione efficaci per controllare il fenomeno delle ICA. Il modello della Francia, caratterizzato da una governance articolata a rete, prevede azioni di monitoraggio e controllo capillari su tutto il territorio nazionale, e costanti indagini di prevalenza basate su 390 strutture sanitarie. L’esempio della Germania, basato su una governance congiunta interministeriale e da un approccio One-Health, ha consentito di abbassare i valori di prevalenza nazionali delle infezioni al di sotto del 4%. L’impostazione della Svezia, che si contraddistingue per una governance che include l’impiego di sistemi di Intelligenza Artificiale. L’Italia, invece – sottolinea Cascini – “manca ancora di un sistema di governance nazionale che includa la notifica e la standardizzazione della sorveglianza delle ICA, nonostante già da oltre 30 anni si parli di Lotta alle infezioni ospedaliere, avendo iniziato con Circolare del Ministero della Salute n.52/1985”.
L’intervento di Rita Murri, Ricercatrice dell’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, ha evidenziato come le ICA siano ancora molto frequenti e l’Italia abbia il triste primato della più alta incidenza di infezioni da germi multiresistenti in Europa. Tali infezioni da germi multiresistenti, nella stragrande maggioranza dei casi acquisite in ospedale o in strutture di cura, hanno un impatto negativo sia sul paziente, sia sull’organizzazione sanitaria. Le ICA sono spesso gravate da un’aumentata mortalità: tale correlazione è ben dimostrata per i germi estensivamente resistenti, i cosiddetti germi extensively drug resistant (XDR). Anche nei pazienti con COVID-19, in taluni casi definibile essa stessa un’infezione correlata all’assistenza, si dimostra un aumento delle sovrainfezioni batteriche dovute a germi multiresistenti, soprattutto nei pazienti ricoverati per lungo tempo a causa di complicanze. La dott.ssa Murri ha concluso il suo intervento affermando che “Sono necessari notevoli sforzi a livello operativo, amministrativo, organizzativo e soprattutto di governance nazionale per la messa in atto di tutte le procedure atte a prevenire le ICA”.
L’intervento di Patrizia Laurenti, Professore Associato della Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore UOC Igiene Ospedaliera della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, che ha approfondito il valore della prevenzione delle ICA, tanto più che esse colpiscono tra il 5% e l’8% dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani.
“La prevenzione delle ICA – afferma Laurenti - deve essere considerata un obiettivo e una responsabilità specifica di ciascun operatore sanitario e che programmi di formazione degli stessi sono non solo raccomandati ma doverosi”. Anche la sorveglianza sanitaria, volta a individuare l’errore e ad imparare da esso, è momento fondamentale della lotta alle ICA: essa si declina nei due organismi del Comitato responsabile (CIO) e del Gruppo Operativo, quest’ultimo caratterizzato dalla multidisciplinarietà dei suoi componenti.
Facendo riferimento al recente successo conseguito dalla Fondazione Policlinico Gemelli nel processo di accreditamento degli standard di Joint Commission International che l’ha coinvolta attivamente in quanto Direttrice della UOC Servizio di Igiene Ospedaliera della Fondazione, la Professoressa ha illustrato le policies e le procedure adottate in ambito di prevenzione delle ICA e ha sottolineato l’importanza del concetto di bundle nella prevenzione e controllo delle infezioni.
È poi intervenuto Alberto Cisterna, Presidente della Sezione XIII Civile del Tribunale di Roma, introducendo nella discussione il tema delle ICA in relazione alla responsabilità professionale dei professionisti sanitari e dichiarando che: “l’attività giurisdizionale in materia di ICA é esposta a molteplici difficoltà che fanno di queste controversie un segmento del tutto peculiare rispetto al più ampio perimetro della responsabilità sanitaria. La stessa costruzione dei quesiti (secondo la tripartizione tra attività di sorveglianza e prevenzione/attività di diagnosi/trattamento terapeutico) impone la confluenza di esperienze specialistiche sofisticate anche sotto il profilo del collaudo giudiziale della corretta implementazione delle prescrizioni di sanificazione ambientale e individuale. Correlativamente nuovi oneri probatori sono imposti alle strutture sia sul versante tradizionale dell’attività diagnostica e trattamentale sia su quello nuovo della dimostrazione circa la corretta attuazione dei protocolli e delle linee guida adottati”.
Al suo contributo si è aggiunto infine quello di Giuseppe Vetrugno, Professore Associato della Sezione di Medicina-Legale e Risk Manager della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, il quale, dopo aver illustrato i dati relativi ai ricoveri della Fondazione, ha evidenziato come, con il tempo, il modello di gestione del rischio sia evoluto verso la sua totale gestione da parte della struttura, con l’eccezione dei danni catastrofali superiori a franchigia per sinistro pari a 5 milioni di euro. Ha poi indicato come “dal 2010 ad oggi solo un sinistro sia stato stimato di valore economico superiore a 2 milioni di euro e sia stato gestito interamente da FPG, venendo liquidato a 750000 euro”. I sinistri per ICA presso FPG rappresentano l’11% di tutti i sinistri e su 24 milioni di euro di fondo riserve, le ICA incidono per circa 6 milioni di euro. L’intervento del Professor Vetrugno si è concluso con alcuni casi esemplificativi della gestione dei sinistri.