Giornata Mondiale della Sepsi, domani al Gemelli un meeting sullo stato dell’arte delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria
Un meeting scientifico per fare il punto sulle infezioni correlate all’assistenza sanitaria avrà luogo domani, mercoledì 13 settembre (ore 9.00-13,30), nell’aula Brasca del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma in occasione della sesta edizione della Giornata Mondiale della Sepsi (World Sepsis Day), promosso dal Master “Sepsi in Chirurgia” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto dal professor Gabriele Sganga, docente dell’Istituto di Clinica chirurgica, in collaborazione con la Direzione della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli.
Si discuterà di tutte le infezioni correlate all’assistenza sanitaria, con particolare riguardo al ruolo dei germi multiresistenti con il professor Mario Venditti, del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università “La Sapienza” di Roma; dell’importanza che riveste il laboratorio di microbiologia con il professor Maurizio Sanguinetti, Ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica Direttore UOC di Microbiologia del Policlinico Gemelli; delle nuove definizioni di infezioni e sepsi che sottolineano la necessità di estendere il sospetto clinico di “sepsi” al fine di iniziare il più presto possibile le terapie indicate con il professor Massimo Antonelli, Ordinario di Anestesiologia e Rianimazione all’Università Cattolica e Direttore dell’Area di Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e Tossicologia Clinica del Policlinico Gemelli. Particolare importanza sarà data alle iniziative promosse dal Policlinico Gemelli per prevenire l’insorgenza delle infezioni ospedaliere e quindi delle sepsi sia in termini ambientali, sulle manovre che devono essere adottate dal personale sanitario, dai pazienti, dai familiari e dai visitatori che verranno illustrate dalla professoressa Patrizia Laurenti, Responsabile della Sezione di Igiene-Istituto di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica e dal dottor Filippo Berloco, Responsabile del Servizio Radioprotezione e Igiene ospedaliera del Gemelli.
“In Italia sono 250mila i casi di sepsi l'anno, ma la consapevolezza del problema è ancora scarsa – anticipa il professor Sganga -. Si tratta di una condizione che ogni anno colpisce 26 milioni di persone nel mondo e uccide 5 volte più dell’ictus cerebrale e 10 volte più dell’infarto”. La sepsi rappresenta la causa più comune di morte nel mondo: 377 casi per 100.000 abitanti in Europa e USA, contro i 331 per i tumori del polmone/mammella/prostata messi insieme, 223 per ictus, 208 malattie cardiache, 23 per Aids. “Dal 2000 al 2010 l'incidenza di sepsi è aumentata del 108% - prosegue Sganga -. La sepsi spesso è sconosciuta o sottovalutata dall’opinione pubblica e segue sempre una infezione e la sua massima gravità è rappresentata dallo shock settico”. Più in generale, il numero delle infezioni ospedaliere in Italia appare da anni in linea con i dati registrati negli altri Paesi europei con un’incidenza media tra il 4,5 e il 7% dei ricoveri (pari a circa 450.000/700.000 casi, con una mortalità dell’1%). La sepsi ha una incidenza più elevata di quanto si pensa e spesso è mortale. Rimane la prima causa di morte dopo una infezione, nonostante l'evoluzione della medicina soprattutto in termini di vaccini, terapie antibiotiche e sviluppate terapie intensive. “La sepsi - afferma Sganga - molto spesso è diagnosticata tardivamente perché i segni clinici e le indagini di laboratorio sono aspecifici”. Fondamentale è una rapida diagnosi e una corretta terapia antibiotica e chirurgica quando richiesta. “Ogni ora di ritardo nella somministrazione della corretta terapia antibiotica – conclude Sganga - dopo le prime 12 ore dall’insorgenza dei sintomi fa aumentare il rischio di morte del 7%”.
L’iniziativa della SIAARTI per la Giornata Mondiale della Sepsi
Dal convegno del Gemelli il professor Massimo Antonelli, past president della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva - SIAARTI per il triennio 2012 – 2015, plaude all’iniziativa promossa da SIAARTI con il supporto di Trenitalia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema a bordo dei “Freccia Rossa”. Un gruppo di anestesisti e rianimatori sottoporrà ai passeggeri sul treno un questionario allo scopo di elaborare a livello nazionale una statistica sul grado di conoscenza della sepsi nella popolazione, e consegnerà materiale informativo. I medici saranno presenti sui treni della tratta Torino/Milano/Firenze/Bologna/Roma e Napoli. Diagnosi precoce e terapia antibiotica tempestiva sono le armi per combattere una battaglia che si gioca fuori dalle rianimazioni – spiegano gli esperti SIAARTI -. Oggi di sepsi si sa ancora troppo poco: negli Stati Uniti la conosce solo il 50%, in Svezia il 20% e in Australia il 10%. In Italia lo dirà l'indagine in treno. Gli specialisti prevedono che, in un futuro non molto lontano, sarà possibile riconoscere la presenza di una maggiore suscettibilità genetica allo sviluppo di quadri gravi di sepsi in determinati individui, permettendo di intervenire in modo più aggressivo sui pazienti a maggior rischio di morte. Inoltre, le nuove scoperte in campo microbiologico permetteranno di identificare più velocemente i microrganismi responsabili delle infezioni e di impostare anticipatamente una terapia antibiotica mirata e impedire così che una banale infezione si trasformi in sepsi.
Il World Sepsis Day - www.world-sepsis-day.org
Alcuni clinici e studiosi guidati da Konrad Reinhart, Professore di Anestesia all'Università di Jena - Germania, hanno istituito la Giornata mondiale della sepsi, World Sepsis Day, che si celebra il 13 settembre. La prima edizione è stata nel 2012 e ha avuto un grande successo mondiale: da allora ogni hanno aderiscono scienziati, studiosi e ricercatori di tutto il mondo e sono stati realizzati incontri e meeting, con la partecipazione di numerosi esperti sull'argomento, ma anche con la partecipazione attiva delle istituzioni politiche con l'intento di sensibilizzare e accrescere la consapevolezza e l’informazione a livello mondiale sull'argomento con l’obiettivo di ridurre la mortalità per sepsi di almeno il 20% entro il 2020.