Gemelli certificato JCI

Il Responsabile UOS Qualità e Accreditamento Alberto Fiore spiega in cosa consiste il riconoscimento.
Cos’è l’accreditamento JCI?
L’accreditamento della JCI è complesso perché prevede oltre 300 standard e 1.200 indicatori di eccellenza internazionali da soddisfare, che vengono continuamente aggiornati. La nuova edizione degli standard è entrata in vigore all’inizio di quest’anno; sono stati introdotti nuovi standard evidence-based per la gestione delle infezioni come ad es. i bundle, standard sugli allarmi in sala operatoria e nelle terapie intensive, sulla gestione degli elettroliti concentrati, solo per citarne alcuni. Il manuale degli standard JCI è strutturato in modo da dividere gli standard in capitoli tematici, suddivisi in: standard centrati sul paziente che vanno dalla sua presa in carico alla dimissione, standard centrati sulla gestione dell’organizzazione sanitaria e sugli obiettivi internazionali per la sicurezza del paziente. Gli Obiettivi Internazionali per la Sicurezza del Paziente (IPSG), ‘pesano’ più degli altri e fanno riferimento alle più recenti evidenze in campo sanitario sulla sicurezza del paziente. In particolare riguardano l’identificazione del paziente, la comunicazione efficace (molti degli errori in medicina sono dovuti a problemi di comunicazione all’interno dell’équipe, tra le unità operative, ecc), la gestione sicura dei farmaci, la gestione sicura di tutte le procedure invasive, attraverso l’utilizzo della check list di sala operatoria, che viene raccomandata anche nel caso di procedure invasive (come l’inserimento di tubi di drenaggio toracico, ad esempio) raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute. Grande attenzione inoltre viene dedicata alla prevenzione delle infezioni ospedaliere (è previsto anche il posizionamento di un orologio per monitorare i tre minuti di lavaggio delle mani prima di entrare in sala operatoria e l’acquisto di etichette sterili da apporre sui vari presidi e ciotole presenti nel blocco operatorio) e all’utilizzo di questi bundle, che sono una sorta di check list per la gestione sicura ad esempio di una ferita chirurgica, come di un drenaggio o di un catetere venoso. Infine, l’ultimo obiettivo internazionale fa riferimento alle cadute, che rappresentano un importante problema all’interno delle strutture ospedaliere.
Gli Standard centrati sul paziente, vanno dalla presa in carico del paziente, fino alla sua dimissione e comprendono la cura centrata del paziente (tutti i diritti del paziente, il consenso informato), la valutazione del paziente (gli standard JCI impongono tutta una serie di valutazioni iniziali del paziente che devono essere fatte entro le prime 24 ore); ci sono poi una serie di standard specifici per gli anestesisti e per la parte chirurgica, oltre che per la gestione dei farmaci.
infine ci sono una serie di capitoli dedicati alla gli Standard centrati sulla gestione dell’organizzazione sanitaria.
Come e dove avviene la verifica dell’allineamento agli standard?
Gli standard JCI mettono in primo piano il coinvolgimento della leadership sulle tematiche legate alla qualità e sicurezza; per ‘leadership’ gli standard JCI intendono il coinvolgimento degli organi di governo (il CDA, il CCCDS – Comitato di Consulenza Clinica, Didattica e Scientifica, i Direttori di Dipartimento). Il sistema definisce tutta una serie di attività da mettere in campo per il miglioramento della qualità e della sicurezza del paziente. Queste attività devono essere calate fino alla periferia, perché questi concetti devono arrivare alla base e non essere solo un piano strategico che poi non trova applicazione nella pratica quotidiana.
Come avete valutato l’allineamento a questi indicatori?
Per ragionare su qualità e sicurezza delle cure, non si può prescindere dalla misurazione di queste attività. Come Policlinico, abbiamo dunque definito un ‘cruscotto di indicatori’ che è stato come mettere una serie di sensori all’interno dell’organizzazione per capire se le diverse attività vengono effettuate in qualità e sicurezza, o meno. In questo modo abbiamo definito un report di indicatori che vengono inviati sia alla governance centrale, che ai direttori di dipartimento e di unità operativa con cadenza trimestrale. Dalla valutazione di questi indicatori, le varie unità operative possono individuare delle azioni correttive per migliorare le proprie performance. Alla costruzione di questi report, in collaborazione con il Datawarehouse aziendale, ha partecipato l’intera organizzazione (l’URP fornisce i dati di patient experience e di reclami; la UOC Percorsi clinici fornisce gli outcome delle varie unità operative; ci sono poi i dati provenienti dall’Unità di Risk Management, come la segnalazione di eventi avversi, di near miss, e così via). Abbiamo insomma creato un ‘contenitore’ che i vari uffici riempiono con i dati di propria competenza, in maniera tale che la direzione e le singole unità operative abbiamo un dashboard, un cruscotto, per capire come stanno performando rispetto a ai vari tipi di standard.
Cosa succede adesso, all’indomani dell’accreditamento JCI?
Da subito dobbiamo lavorare al consolidamento di queste prassi. Tutte queste attività devono diventare routinarie per l’ospedale; alcune, come l’invio dei report trimestrali, sono già calendarizzate. Ma dobbiamo continuare a fare verifiche sul campo per mantenere alta l’attenzione su questo tipo di tematiche. E sarebbe bello fare formazione agli operatori per creare una learning organization (un ospedale che apprende è un’organizzazione che facilita l'apprendimento dei suoi membri e si trasforma continuamente) ed ampliare il numero dei valutatori per tenere sempre sotto controllo la struttura e, in futuro, magari affiancare a queste attività sul campo, dei progetti di ricerca su qualità e sicurezza. Tutto questo per fare in modo che questo progetto rappresenti non solo l’acquisizione di un ‘bollino’, ma un modo di lavorare permanente all’interno dell’organizzazione. Creare un ecosistema, che consente agli operatori di condividere liberamente nuove idee e conoscenze, un modo per espandere le conoscenze, collaborando insieme alla soluzione di problemi/obiettivi comuni.
Il manuale JCI offre una cornice, all’interno della quale muoversi; ma poi bisogna fare in modo che questi standard, che indicano una direzione, vengano concretamente implementati all’interno dell’ospedale.
Quanto è stato difficile realizzare tutto questo all’interno di una struttura enorme, come quella di Fondazione Gemelli IRCCS?
Siamo il secondo ospedale più grande d’Europa tra quelli accreditati JCI (il primo è quello dell’Università Cattolica di Lovanio, che comunque è strutturato in diversi presidi, per un totale di 1995 posti letto), quindi le difficoltà, come è immaginabile, non sono mancate.
Rispondere a questi standard non è come progettare su carta, ma è un’implementazione reale nella pratica clinica quotidiana. Per essere accreditati come Academic Medical Center è stato necessario coinvolgere tutta la comunità del personale interno del Gemelli (5.654 persone), gli specializzandi (1.419), gli studenti (3.306) e il personale delle ditte esterne (circa 1.000). Tutte queste figure devono ricevere un orientamento e aderire a regole e standard definiti da JCI. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo organizzato molti incontri (non solo per verificare l’adesione di un’unità operativa agli standard JCI, ma anche per spiegare il razionale di un determinato standard), coinvolto le persone, fatte una serie di verifiche sul campo. Ci sono voluti tre anni, con in mezzo l’emergenza Covid, che ha ‘distratto’ completamente l’ospedale da questo obiettivo.
Ma alla fine, i valutatori della JCI hanno certificato, dopo una rigorosa indagine, la conformità della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ad oltre 300 standard e 1200 indicatori di eccellenza internazionali (solo 17 elementi misurabili sono risultati parzialmente soddisfatti), confermando l’impegno di FPG a garantire formazione, ricerca e cure efficaci e sicure.
Il riconoscimento come ‘Academic Medical Center’, non premia solo la qualità e la sicurezza delle cure, ma anche l’intensa attività nel campo della formazione e della ricerca clinica. E l’accreditamento JCI è stato raggiunto con la dedizione e l’impegno di tutti, al di là dei singoli uffici che per ruolo hanno fornito un supporto di coordinamento. La preparazione a questa verifica è stata inoltre un'importantissima occasione di crescita per tutto l'ospedale, che ha potuto così migliorarsi a livello clinico, amministrativo, tecnologico ed organizzativo.
Maria Rita Montebelli