Covid: oncologo Tortora, ‘Ritardi enormi per malati, arrivano casi più gravi’

‘Primi effetti di 2 milioni di screening saltati nel 2020, 400mila interventi in meno e una terapia su due spostata'.
"Le doverose attenzioni per Covid-19 di fatto hanno purtroppo spostato la luce dei riflettori da patologie ad alto impatto come i tumori". In una sanità che ha dovuto convogliare le forze e andare alla guerra col virus, "abbiamo registrato ritardi enormi per i pazienti oncologici. Questo è un problema oggetto di grande attenzione anche per altre patologie, come quelle ematologiche e cardiovascolari. I colleghi cardiologi che trattano patologie acute da subito hanno visto aumentare il numero di infarti. Ma anche noi cominciamo già a vedere pazienti che arrivano con una malattia più avanzata. Non fare diagnosi precoce significa questo". A tracciare il quadro all'Adnkronos Salute è Giampaolo Tortora, professore ordinario di Oncologia Medica all'Università Cattolica, campus di Roma, Direttore UOC Oncologia Medica e del Comprehensive Cancer Center del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
L'esperto parla di "ritardi enormi sia nella presa in cura e nell'avvio delle terapie che nella diagnosi, due temi importanti ma diversi tra loro. Per il primo aspetto i numeri sono molto significativi: in tutta Italia abbiamo avuto oltre 400mila interventi oncologici in meno, il 64% di ritardo negli interventi di chirurgia oncologica programmati, quasi il 50% dei trattamenti terapici ritardati o spostati, abbiamo avuto un 20% di pazienti oncologici che non sono andati a fare trattamenti programmati e dei ritardi importanti nella continuità della cura per chi aveva già avuto una diagnosi. Un problema altrettanto grave, se si pensa ai grandi progressi che la diagnosi precoce ha portato nella possibilità di affrontare i tumori nel migliore dei modi, è che nel 2020 sono stati fatti 2 milioni di esami di screening in meno rispetto al 2019, parliamo di controlli standard, dalla mammografia al pap test, e così via, con ritardi nella diagnosi di molte settimane mediamente, di mesi. E ormai ne stiamo avendo riscontro".
Cosa si rischia? "Quando una diagnosi arriva più tardi e la malattia si diagnostica in fase più avanzata, un tumore che magari prima era operabile rischia di non esserlo più. Il paziente - spiega Tortora - farà delle cure più intensive con costi in termini di tossicità ed economici più importanti. Li stiamo vedendo già. Vediamo per esempio pazienti oncologici che facevano puntualmente i loro esami annuali e semestrali, li hanno saltati per la prima volta" causa pandemia "e sono venuti da noi con problemi seri".
Il primario torna indietro con la mente ai primi giorni dell'emergenza pandemica. "L'esperienza che abbiamo avuto al Gemelli è diventata un po’ un caso, un esempio. Lo scorso anno già ad aprile, una volta capita la portata della crisi Covid, abbiamo adottato misure che col senno di poi si sono rivelate strategiche. Abbiamo subito diviso l'ospedale trasformando il presidio Columbus in ospedale Covid. E quando sotto l'onda d'urto abbiamo dovuto riconvertire alcuni reparti del Gemelli abbiamo adottato da subito tutte le precauzioni, separando i percorsi febbre - quindi sospetto Covid - dagli altri, facendo sì che i malati oncologici rimanessero in aree del policlinico che non venivano in contatto con quelle in cui transitavano malati Covid.
Ovviamente tampone in entrata e in uscita e parenti fuori dal reparto, cosa che è stata molto dolorosa".
Fonte: Adnkronos Salute