Come funziona il Gemelli, 8 Poli e 21 Aree per tutti i bisogni di salute
L’attenzione della Fondazione non si rivolge solo al paziente, ma anche alla comunità di persone che ogni giorno lavorano all’interno del Policlinico.
“Investendo sul benessere organizzativo si può infatti ricostruire e ricreare valore, affinché gli operatori siano sempre più consapevoli della centralità del loro ruolo”, si legge nel documento. L’organico del Policlinico nell’anno 2015 è rappresentato da 5.188 dipendenti, di cui 3.000 sono donne. Per garantire la loro tutela, ma anche per creare un ambiento sicuro per i pazienti, gli studenti e tutti coloro che visitano la struttura, la Fondazione ha realizzato lavori di ristrutturazione degli impianti. In questo modo nel 2015 si è assistito ad una diminuzione pari al 39% degli allarmi alle centrali tecnologiche.
“La Fondazione si adopera a realizzare la sua offerta di cura, anche garantendo un supporto di servizio spirituale” si legge nel Bilancio di Missione. A questo riguardo ultimamente è stata attivata una policy che prevede figure di assistenza religiosa per pazienti di altre fedi e altre forme religiose-culturali”. Ma la novità del 2015 è rappresentata dal Fondo Carità, finanziato dalla stessa Fondazione con una contribuzione iniziale di 50mila euro, istituito con l’obiettivo di sostenere le necessità sanitarie di persone in situazioni di difficoltà economica e far fronte a situazioni di emergenza sociale e fragilità esistenziale. Mentre ieri 16 giugno è stata inaugurata Villetta Misericordia, una casa di accoglienza messa a disposizione dall’Istituto Toniolo di Studi Superiore e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, per accogliere i senza fissa dimora che vagano nelle aree della struttura del Policlinico, come il Pronto Soccorso, le sale d’attesa e i reparti ospedalieri.
Ma la storia non finisce qui. Ogni giorno circa 400 volontari offrono il loro aiuto ai malati e ai loro familiari per quelle esigenze che vanno oltre l’assistenza medico-infermieristica. “Sono infatti 40 le non profit che quotidianamente sono attive nel Policlinico Universitario A. Gemelli”.
Il Bilancio di missione mette anche in evidenza l’impegno della Fondazione a tutela dell’ambiente. “Nel corso del 2015 è stato realizzato un impianto di cogenerazione che fornisce alla struttura il 60% del suo fabbisogno energetico interno. Si sta procedendo anche all’installazione del sistema di illuminazione con apparecchi a Led che consentiranno un risparmio sia economico sia dal punto di vista delle emissioni di CO2”, ha sottolineato Zampedri.
Il Capitolo 2 del Bilancio dedica ampio spazio alla descrizione della nuova struttura organizzativa del Policlinico. In sostanza, la Fondazione ha scelto di andare oltre il modello datato dei Dipartimenti, perché non lo ha ritenuto più in grado di rispondere ai bisogni emergenti.
Un anno di attività del Policlinico con il paziente sempre al centro dell’attenzione
Dal 1° novembre 2015 è stata avviata una nuova organizzazione, governata attraverso l’aggregazione delle Unità Operative in Aree e queste in Poli. Due livelli funzionali che vanno oltre la «vecchia» logica dei Dipartimenti: uno più alto di coordinamento clinico e scientifico, Poli, e uno più operativo, per gli aspetti gestionali, le Aree.
“Abbiamo optato per un approccio multidisciplinare alle patologie. Per un ospedale con vocazione di alta specializzazione ed un’ offerta di 1547 posti letto, avevamo bisogno di un modello organizzativo più efficace, unificando aree omogenee tra loro, per migliorare le modalità di erogazione dei servizi di cura e assistenza a favore della popolazione del territorio”, ha spiegato ancora il Direttore Generale Zampedri.
Nel 1964 l’Università Cattolica del Sacro Cuore diventa la prima università italiana ad aprire una propria struttura ospedaliera. Sono 6.103 gli studenti che hanno partecipato alle prove di ammissione per i 270 posti riservati alle matricole del corso di laurea in medicina e chirurgia, 760 sono gli iscritti ai master e 1.028 alle scuole di specializzazione. “La coesistenza tra le strutture sanitarie-assistenziali e la componente accademica ha ricadute positive sul fronte della preparazione tecnica, ma anche umana, degli studenti e di conseguenza sulla qualità delle prestazioni garantite ai pazienti”, si legge nel Bilancio.
Il Capitolo 3 affronta e dettaglia lo stretto rapporto tra attività clinica, attività didattica e ricerca, dando valore alla coesistenza fisica tra la componente accademica e le strutture sanitarie-assistenziali, “che permette di orientare le risorse nelle aree dove il bisogno è più necessario”. Stando ai numeri, nel 2015, sono stati destinati all’attività di ricerca non profit svolta da docenti, ricercatori e medici, circa 9 milioni di euro. “Il 67% del finanziamento è relativo a progetti di ricerca nazionale, il 33% derivanti da progetti di ambito internazionale.
Infine, sul fronte della tecnologia, il Policlinico Gemelli si presenta caratterizzato da una forte propensione all’innovazione, con un parco tecnologico costituito da oltre 10mila tecnologie comprendenti le più avanzate, che consentono di far fronte agli oltre 8milioni di esami eseguiti ogni anno nei laboratori della struttura e di gestire gli 80.000 accessi al pronto soccorso. Non a caso. l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione A. Gemelli sono state designate dal Ministero della Salute per rappresentare l’Italia nello European Network of Health Technology Assessment.
A conclusione dell’evento di presentazione del primo Bilancio di Missione della Fondazione Policlinico A. Gemelli, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ha tenuto una lezione su salute, arte terapeutica e crisi finanziaria di cui si riporta una sintesi.
“Con la modernità” si è andata configurando “la separazione tra salute e salvezza e ha preso peso la considerazione della cura come puro atto clinico, a scapito dell’arte terapeutica in essa implicata”. Lo ha detto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo di Studi superiori, nella lezione tenuta giovedì 16 giugno a Roma in occasione della presentazione del primo Bilancio di Missione della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e della successiva apertura della “Villetta della Misericordia”, centro d’accoglienza per senza dimora nel campus dell’Università Cattolica realizzato dall’Ateneo, dall’Istituto Toniolo, dalla Fondazione Policlinico A. Gemelli e dalla Comunità di Sant’Egidio.
Il Cardinale ha riflettuto su “Salute, arte terapeutica e crisi finanziaria”.
“Mentre in altri settori dell’umana convivenza il criterio economico dell’utilizzo del minimo di risorse per rispondere al maggior numero di bisogni può essere quasi sempre applicato - ha osservato Scola - in quello della salute” esso, “di per sé solo, risulta inadeguato e può addirittura diventare nocivo”. “Il dato dell’esperienza è lì a dimostrare l’obiettiva difficoltà ad attenersi a questa valutazione puramente tecnico-economica” che rischia di sottomettere “la salute all’economia”. Di qui l’interrogativo: “Come superare, allora, questa aporia che oggi sembra caratterizzare l’organizzazione della sanità a livello globale? Come salvare il bisogno integrale di salute espressione di quella di salvezza senza cadere in titanismi utopici, ma anche senza portare offese intrinsecamente lesive della dignità di ogni singolo essere umano dal concepimento alla morte?”. Ecco allora l’esortazione: occorre reintrodurre “il soggetto nel mondo della sanità e in quello dell’economia”. «Forse - ha osservato - il vizio di origine comune sia alla medicina che all’economia” consiste “nel fatto che entrambe, economia e medicina, partecipano di quella singolare operazione propria delle scienze empiriche moderne di essersi costituite sull’esclusione del soggetto”. In nome di “una impossibile oggettività, anche medicina ed economia hanno preteso di lasciare in secondo piano fino ad abolire nella loro azione il soggetto, sia come persona che come comunità ai suoi vari livelli (da quello primario della famiglia alle forme più elementari di comunità civile, dall’ambito delle comunità nazionali fino alle organizzazioni mondiali)”. “Alle istituzioni segnate da una presenza ben identificata del soggetto, capace di mantenere al mondo della cura la pregnanza salvifica della domanda di salute - ha precisato Scola - si sono sempre più sostituite aziende il cui compito è ridotto a pura programmazione, controllo e verifica di gestione della serie di atti clinici in esse praticati”. Di qui “un unico irrinunciabile imperativo: reintrodurre con energia nel mondo della sanità come in quello dell’economia e, più in generale, in tutti gli ambiti in cui si svolge l’umana vicenda, il soggetto (personale e comunitario)”.