Bilancio molto positivo per il primo anno di attività della “Sala Ibrida” del Gemelli
La “Sala ibrida” del Policlinico Gemelli è una camera operatoria all’avanguardia, la prima del Centro-Sud, che permette di eseguire interventi cardiovascolari particolarmente delicati, impossibili da realizzare nelle sale tradizionali. Ciò è reso possibile dalla disponibilità delle più avanzate tecnologie di diagnostica in un unico ambiente operatorio attrezzato.
La Sala ibrida, operativa da un anno, si avvia a chiudere un primo bilancio di attività molto positivo. In questa sala "high tech" sono stati effettuati interventi sia a prevalente componente chirurgica sia a prevalente componente endovascolare, attraverso un "gioco di squadra" innovativo e logisticamente complesso che solo il nuovo ambiente consente. La condivisione delle procedure e degli approcci, il cosiddetto ‘hybrid thinking’, la chiave di questo nuovo assetto, ha permesso strategie sofisticate e personalizzate su pazienti affetti da patologie cardiovascolari altamente complesse.
“In una configurazione completamente diversa da quella tradizionale, per superficie e soprattutto per intensità tecnologica, cooperano fianco a fianco specialisti diversi: Cardiochirurghi, Chirurghi Vascolari, Cardiologi Emodinamisti ed Elettrofisiologi, Radiologi Interventisti, coadiuvati dai Cardioanestesisti”, sottolinea il dott. Andrea Cambieri, Direttore Sanitario della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli.
Attivare e portare a regime la Sala Ibrida ha presentato non poche problematiche. “Le indicazioni sono state quelle di lavorare ad isorisorse e nonostante le molteplici difficoltà, non ci siamo arresi - affermano Carmen Nuzzo e Cristina Pistacchio, responsabili SITRA del Polo Apparato Cardiovascolare e Torace -. In una fase simultanea di operatività e apprendimento, stiamo imparando come risorse differenti si possano capitalizzare l’una con l’altra”.
Ma quali sono nel dettaglio i trattamenti CardioVascolari eseguiti sinora?
“Il vantaggio principale dell’approccio ibrido in ambito cardiovascolare è quello di consentire l’implementazione di tecniche interventistiche in modalità mininvasiva garantendo un approccio multi specialistico in un unico atto terapeutico - afferma il prof. Massimo Massetti, Direttore della Cardiochirurgia -. Ad oggi abbiamo eseguito circa 80 interventi di riparazione o sostituzione valvolare con approccio mini-invasivo estremo, andando così a ridurre drasticamente l’invasività chirurgica”.
“Il prossimo passo sarà applicare strategie ibride in interventi combinati di rivascolarizzazione miocardica (bypass aortocoronarici a cuore battente in associazione ad angioplastiche coronariche e/o stenting carotideo)”, afferma il dott. PierGiorgio Bruno, cardiochirurgo.
“L’attività dell’Emodinamica ha compreso interventi di interventistica strutturale cardiaca quali impianto percutaneo di valvole aortiche, interventi di riparazione percutanea di valvola mitralica e chiusura percutanea di difetti dei setti cardiaci - afferma il dott. Carlo Trani, responsabile della UOSA-. Inoltre condividiamo procedure cardiochirurgiche (TAVI con accesso chirurgico trans-apicale, interventi combinati di CABG e PCI) o della chirurgia vascolare (TEVAR e rivascolarizzazioni ibride chirurgico-percutanee di assi arteriosi)”. “Sono state eseguite 60 procedure di Cardiologia Interventistica”, sottolinea il dott. Francesco Burzotta, cardiologo emodinamista.
“Abbiamo trattato per via endovascolare 55 casi di patologie aneurismatiche dell’aorta toracica (TEVAR, con o senza debranching dei tronchi sovraortici) e dell’aorta addominale (EVAR)”, afferma il prof. Francesco Snider, Direttore della Chirurgia Vascolare.
Di recente è stato avviato il trattamento ibrido delle patologie ostruttive degli arti inferiori. Il prossimo passo? “Trattare per via endovascolare le patologie aortiche complesse (arco aortico e toraco-addominali) con endoprotesi fenestrate e/o branched”, anticipa il dott. Giovanni Tinelli, chirurgo vascolare.
Anche l’esperienza dell’Elettrofisiologia è positiva. “In casi anatomicamente complessi, le procedure di ablazione e gli impianti di elettrostimolatori cardiaci sono stati eseguiti tramite accesso mini-toracotomico - spiega la dott.ssa Gemma Pelargonio, cardiologo elettrofisiologo -. Inoltre ci ha permesso di eseguire circa 25 casi di estrazioni di cateteri infetti dal cuore aumentandone la sicurezza per il paziente ed il successo tecnico”.
OLTRE LE MURA:IL CONCETTO DI “HEART TEAM” ESALTA I RISULTATI DEL LAVORO MULTIDISCIPLINARE
“La Sala Ibrida non è solo il luogo dove svolgere procedure complesse - afferma il prof. Massimo Massetti -, ma rappresenta l’evoluzione dell’indicazione e del trattamento delle patologie cardiovascolare”. Infatti, nella Sala ibrida trova luogo il trattamento frutto di indicazioni collegiali e multidisciplinari dell’Heart Team. Ogni giorno nell’Heart Team si assiste al confronto tra più specialisti, che valutando i dati provenienti dai rispettivi Percorsi Clinico-Assistenziali dedicati alle patologie CardioVascolari, trovano la sintesi nell’indicazione più adeguata al singolo paziente. “Con risorse dedicate e con il consolidamento delle già ottime sinergie tra tutti gli attori coinvolti potremo far fronte al crescente reclutamento, dal territorio e dalle altre regioni, di pazienti con patologie cardiovascolari ad alto rischio chirurgico”, conclude il prof. Filippo Crea, Direttore della Cardiologia e Coordinatore del Polo CardioVascolare e Torace del Gemelli.