Spina bifida, eccezionale intervento al Gemelli: correzione in utero eseguito con successo

Effettuato al Gemelli un eccezionale intervento di correzione della spina bifida in utero alla ventiseiesima settimana di gravidanza. A realizzarlo è stata un’équipe composta da ginecologi ostetrici e neurochirurghi della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica. Diciamo subito che il bambino, al quale è stato dato il nome di Tommaso, è poi nato prematuramente a 35 settimane con un peso di 1.835 grammi. Per questo è stato ricoverato per altre due settimane nel reparto di Terapia Sub-Intensiva Neonatale e preso in cura dall’équipe dei neonatologi diretta dal professor Giovanni Vento, direttore della UOC di Neonatologia. Quando è tornato a casa, il piccolo stava bene e pesava poco più di 2 kg.

Prima di vedere la luce però, come detto,Tommaso era affetto da una grave forma di spina bifida, il mielomeningocele, caratterizzata dalla mancata chiusura del tubo neurale a livello lombosacrale, con protrusione delle meningi e del midollo spinale a tale livello. La correzione chirurgica viene in genere effettuata dopo la nascita, ma questi difetti peggiorano nel corso della gravidanza. Per questo si è optato per una correzione precoce in utero.
L’intervento è stato il risultato del lavoro di un team multidisciplinare che ha adottato una tecnica di open surgery. La delicatissima anestesia è stata affidata al dottor Stefano Catarci della UOC Anestesia in Ostetricia, Ginecologia e Terapia del dolore 2, diretta dal professor Gaetano Draisci. Quindi, il professor Marco De Santis ha effettuato l’intervento ostetrico, coadiuvato dalla professoressa Lucia Masini.
Dopo l’apertura del sacco amniotico, gli ostetrici sono arrivati al bambino. E qui è iniziata la fase neurochirurgica dell’intervento, durata 35-40 minuti e affidata al professor Gianpiero Tamburrini responsabile della UOC di Neurochirurgia Infantile della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e al dottor Luca Massimi, ricercatore presso l’UCSC e dirigente medico della UOC di Neurochirurgia Infantile.
L’équipe ostetrica ha quindi ricucito il sacco amniotico, la parete uterina e infine la parete addominale della mamma. “Un’attenzione particolare – ha spiegato il professor De Santis, responsabile della UOS Prevenzione, Diagnosi e Terapia dei Difetti Congeniti, afferente alla UOC di Ostetricia e Patologia Ostetrica diretta dal professor Antonio Lanzone, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università Cattolica, campus di Roma - è stata riservata all’utero materno, sottoposto allo stress di un intervento chirurgico che poteva mettere a rischio la gravidanza”.
È il primo intervento di questo tipo effettuato in utero al Gemelli e uno dei primi in Italia. L’équipe del Gemelli nell’estate del 2018 aveva effettuato un training apposito presso l’Università Paulista di San Paolo (Brasile), considerato il centro di riferimento mondiale per questi interventi (oltre 300 quelli all’attivo), con il professor Sérgio Cavalheiro (neurochirurgo) e il professor Antonio Fernandes Moron (ostetrico del Dipartimento di medicina fetale).
L’ottima riuscita dell’intervento chirurgico è stata confermata dalla risonanza magnetica (RM) fetale alla quale la paziente si è sottoposta. “La RM fetale – ha spiegato il professor Riccardo Manfredi, ordinario del Dipartimento Universitario di Scienze Radiologiche ed Ematologiche e primario dell’UOC di Radiologia Generale ed Interventistica Generale del Gemelli - rappresenta un esame diagnostico prenatale altamente accurato. In questo caso, la RM ha rappresentato un valido supporto per i colleghi ginecologi e chirurghi nella diagnosi e nella pianificazione dell’intervento.”
“Le tecniche chirurgiche – ha commentato invece Claudia Rendeli, professore aggregato dell’Istituto di Clinica Pediatrica dell’Università Cattolica e responsabile della UOSD di Spina bifida e uropatie malformative del Dipartimento di Scienze della Salute della Donna del Bambino e di Sanità Pubblica del Gemelli, diretto dal professor Eugenio Maria Mercuri - sono fondamentali per la riparazione della lesione, ma molto importante è l’approccio multidisciplinare, vero punto di forza del nostro centro, che segue oltre 1.500 pazienti con spina bifida ed è un punto di riferimento a livello nazionale”. A questo proposito, è il caso di ricordare anche l’importante apporto fornito alla riuscita dell’intervento da parte di tutto il personale della sala parto, oltre che dalla psicologa dottoressa Anna Maria Serio e dall’équipe di Bioetica diretta dal professor Antonio G. Spagnolo, Ordinario di Bioetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma.
“Tommaso – ha aggiunto ancora la Rendeli – ora si trova nelle mani esperte di un’équipe specializzata multidisciplinare che lo seguirà in ogni aspetto della sua vita, tenendo presente che l’85% dei nostri assistiti ha un quoziente di intelligenza normale, va a scuola, fa sport e che diverse nostre pazienti – ha concluso - si sono sposate e hanno avuto bambini sani”.