Ospedali Aperti in Siria, il sostegno del Gemelli a un Paese in guerra e sempre più martoriato
Anche nel 2018, il dramma che sconvolge la Siria continua ad essere una delle più grandi crisi mondiali, con oltre 5,4 milioni di siriani registrati come rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. Le condizioni di vita per molti rifugiati nella regione continuano ad essere estremamente precarie, con gravi carenze di risorse per rispondere alle necessità fondamentali. Anche se lo Stato Islamico ha perso terreno ed è stato quasi sconfitto, il conflitto non è finito ancora, e continua acausare vittime, nuovi rifugiati ed evacuati. Le Nazioni Unite hanno calcolato che oltre l’80% della popolazione vive ormai stabilmente in condizioni di grave povertà, con un tasso di disoccupazione schizzato al 57% e circa 12 milioni di persone rimaste senza alcuna fonte di guadagno, conseguenza diretta di una guerra che ha creato una delle più gravi crisi umanitarie del mondo, lacerando nel profondo l’economia del Paese e il suo tessuto sociale. In particolare, la crisi sanitaria è tuttora profondissima. Secondo le ultime stime di Ocha, 13,5 milioni di persone hanno bisogno di aiuto. Fra essi, quasi 11,5 milioni di persone, di cui il 40% bambini, non ricevono più cure mediche e non hanno accesso agli ospedali. Negli ultimi 5 anni, l’aspettativa di vita in Siria si è ridotta di 15 anni per gli uomini e di 10 per le donne. Sia ad Aleppo che a Damasco, la domanda di cure mediche è estremamente alta: vi sono rispettivamente 2.237.750 e 1.066.261 persone che non hanno accesso a cure sanitarie. Più della metà degli ospedali pubblici e dei centri di prima assistenza è fuori uso (si stima che circa il 58% degli edifici pubblici sia stato distrutto, danneggiato o comunque non funzionante) e quasi due terzi del personale sanitario abbia lasciato il Paese. Il conflitto ha accresciuto la domanda di servizi sanitari e trattamenti medici, creando liste di attesa molto lunghe nelle rimanenti strutture pubbliche. Sono colpite da questa crisi soprattutto le fasce più povere della popolazione, che non trovano posto nelle strutture statali e non hanno il denaro necessario a pagare le cure presso le strutture private rimaste operative. Perciò ammalati cronici, portatori di handicap, anziani e bambini poveri non possono permettersi neanche le cure per le patologie più banali, che poi si aggravano fino a causare la morte. È in questo drammatico scenario che è nato, da un’iniziativa di S.E. il Card. Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, il progetto “Ospedali aperti”, con l’obiettivo di assicurare l’accesso alle cure mediche gratuite anche ai più poveri. Ciò è stato reso possibile attraverso il potenziamento di 3 ospedali privati no profit che non sono stati gravemente danneggiati nel conflitto: l’Ospedale Italiano e l’Ospedale Francese a Damasco e l’Ospedale St. Louis ad Aleppo. Il Nunzio Apostolico ha affidato ad Avsi il ruolo di supporto tecnico al progetto e di ricerca delle risorse finanziarie, mentre la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS contribuisce al progetto, come partner scientifico/sanitario, offrendo formazione e sostegno economico. L’obiettivo è di curare almeno 40.000 persone in tre anni e mezzo, dando precedenza ai più deboli, e nel contempo di sostenere il miglioramento delle condizioni psico- fisiche della popolazione più vulnerabile in Aleppo e Damasco rendendo possibile l’accesso ai servizi di sanità forniti dagli ospedali coinvolti. Questo sarà possibile attraverso un miglioramento quantitativo e qualitativo dei servizi sanitari e delle cure fornite ed il miglioramento delle condizioni strutturali degli ospedali. Il progetto è stato avviato il 1° luglio 2017 e si sviluppa in due fasi: la prima, da luglio 2017 a dicembre 2018 e la seconda partirà a gennaio 2019 per concludersi a dicembre del 2020.
I numeri del progetto
Finora i tre centri ospedalieri di Damasco e Aleppo coinvolti nel progetto “Ospedali Aperti” hanno effettuato complessivamente 8.149 interviste a pazienti vulnerabili per controllare il loro diritto ad avere libero accesso ai trattamenti medici. Di questi, 7.119 (87%) sono stati ammessi e 1.030 (13%) non sono stati invece accettati. Al 1 luglio 2018, secondo dunque i dati più aggiornati, i pazienti accettati e curati gratuitamente sono stati 7.119 suddivisi nei tre centri: 2.760 all’Ospedale Francese di Damasco, 1.707 all’Ospedale Francese di Aleppo e 2.652 all’Ospedale italiano di Damasco. Relativamente alla distribuzione in base al genere dei pazienti, 4.121 erano femmine 58%) e 2.998 maschi (42%). Con riguardo invece all’età: 788 erano tra 0-18 anni (11%); 937 erano tra 19-35 anni (13%); 1.472 erano tra 36-50 anni (21%); 2.960 erano tra 51-70 anni (42%) e 962 erano sopra 71 anni (14%). Quanto alla tipologia di prestazioni effettuate, la maggior parte sono state operazioni chirurgiche (38%), seguite da “Open Days” (29%), ovvero di prestazioni effettuate presso i dispensari con visite e prescrizioni di medicinali, e infine diagnostica con raggi X (11%).