Diventare mamme al Policlinico Gemelli in tempi di pandemia da Coronavirus: la fase 2

Il percorso ostetrico-neonatologico spiegato dal professor Antonio Lanzone.
La fase 2 della pandemia ha posto problemi clinici e organizzativi del tutto nuovi anche a una struttura come il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS che in questo periodo è stata e continua da essere hub regionale per la parte ostetrica (gravidanza, parto, puerperio, allattamento).
“Rispetto alla primavera le differenze sono rilevanti - afferma il professor Antonio Lanzone, Direttore UOC d Ostetricia e Patologia Ostetrica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS -. Da una parte una maggiore conoscenza della patologia ci ha permesso di inquadrare meglio tale infezione nell’ambito della patologia virale in gravidanza con i riflessi potenziali sul feto del tutto simili a quelli di altri virus respiratori; dall’altra abbiamo assistito al modificarsi dell’epidemiologia in quanto le pazienti gravide Covid positive sono più numerose e, tendenzialmente, meno gravi dal punto di vista sintomatologico. Nel frattempo i progressi legati alla introduzione di nuovi test diagnostici e un approvvigionamento ora sufficiente dei dispositivi di protezione hanno modificato in maniera importante il percorso assistenziale varato in precedenza, con significative innovazioni soprattutto nella fase di puerperio e nell’assistenza in dimissione delle pazienti.

A ciò - continua il professor Lanzone - si aggiunga che recenti studi hanno dimostrato che la probabilità che un neonato abbia un test molecolare positivo Covid-19 è paragonabile per i neonati separati subito dopo la nascita dalle loro madri rispetto ai neonati gestiti in modalità rooming-in (nella stessa stanza con la mamma), a condizione che le madri positive utilizzino tutte le misure atte a prevenire l’infezione. Pertanto, sulla base di queste evidenze molto recenti, è stato possibile avviare una politica di rooming-in anche per le madri Covid positive. Fatte queste importanti premesse – dice il professor Lanzone - le gestanti arrivate presso il Policlinico Gemelli effettuano sia il test rapido che quello molecolare e qualora necessitino di ricovero per problemi ostetrici o pneumologici vengono avviate a percorso Covid se positive al test rapido in attesa della conferma del test molecolare (in questo caso in camera singola); se invece la paziente è in travaglio, viene avviata in una stanza appositamente creata in sala parto con un percorso, anche in questo caso, separato rispetto a quello delle altre. Se dopo due tamponi negativi ci fossero motivi ostetrici o medici per continuare il ricovero, la donna passa nella zona ‘non Covid’ del reparto.
Il fatto di aver separato i percorsi - afferma il prof. Lanzone – fa sì che le gravide minimizzino i rischi nel venire al Policlinico Gemelli.
Per quanto attiene le modalità del parto non vi sono sostanziali differenze rispetto alle modalità di pazienti non Covid. Qualora la paziente dovesse essere sottoposta a induzione del travaglio di parto ella transiterà nell’area covid e, una volta il travaglio avviato, sarà trasferita nella sala parto Covid. Sono state anche approntate due sale operatorie per taglio cesareo e altri interventi ostetrici: se programmati nelle sale operatorie generali del Policlinico; se in urgenza in una sala operatoria dedicata della sala parto.
Dopo il parto la donna con Covid-19 mantiene l’isolamento: se fortemente sintomatica si preferirà separare la madre dal neonato che andrà in isolamento neonatale e sottoposto a tampone: nella stragrande maggioranza dei casi asintomatici o lievi la gestante e il neonato saranno posti insieme nel reparto Covid dove di recente abbiamo organizzato la fase di rooming-in (con conseguente allattamento); per far questo le stanze di degenza sono state dotate di sistemi di comunicazione diretta tra l’interno e l’esterno della stanza, al fine di facilitare i contatti in sicurezza tra la mamma e gli operatori sanitari; il neonato sarà posto in incubatrice o in un lettino con copertura per facilitare il distanziamento e soprattutto per fornire al neonato una misura aggiuntiva di protezione dalle goccioline respiratorie infette della mamma. Nessun familiare potrà entrare nella stanza della mamma e del neonato. Le famiglie devono quindi essere informate che, sulla base delle evidenze scientifiche attualmente disponibili, il rischio che il neonato contragga l'infezione durante il ricovero subito dopo il parto è basso, a condizione che vengano prese tutte le adeguate precauzioni per proteggere i neonati dalle secrezioni respiratorie materne.
Per le gestanti non affette da Covid-19 – sottolinea il Prof. Lanzone- abbiamo mantenuto intatte le possibilità che il marito o un accompagnatore (previo esecuzione di test rapido antigenico) possa seguire la paziente in sala parto e continuare il percorso insieme anche nel puerperio (ma deve trattarsi sempre della stessa persona).
E’ stato nel frattempo approntato un ambulatorio per le gravide Covid positive per le quali è necessaria una osservazione non ospedalizzata. Anche in questo caso - aggiunge il prof. Lanzone - le gestanti, previo tampone, secondo le disposizioni generali, possono essere avviate dalla ASL o dalle strutture territoriali all’ambulatorio aperto il sabato mattina per controlli clinici e ultrasonografici. Si tratta di una modalità volta da una parte all’allentamento della pressione sui ricoveri ospedalieri e dall’altra a fornire una opzione alle gestanti laddove necessitino di controlli puntuali; tutto ciò attraverso anche una serie di colloqui telefonici che la nostra equipe sviluppa con pazienti e medici del territorio. Ovviamente dopo negativizzazione del test molecolare la paziente, ancora gestante viene reinserita nel percorso non Covid.
La dimissione della madre e del neonato sarà possibile dopo 72 ore in pazienti asintomatiche e le modalità dipenderanno dalla possibilità o meno di effettuare un isolamento domiciliare. Nel caso questo non sia possibile è stato approntato un percorso verso alberghi sanitari dove madre e neonato potranno sostare fino a negativizzazione del test ovvero al raggiungimento della possibilità di domiciliazione.
Un ulteriore elemento di novità è legato al fatto che è previsto il controllo neonatologico a 7-10 giorni in spazi dedicati o direttamente nella struttura alberghiera.
La fase 2 – conclude il professor Lanzone - ha quindi rappresentato un test organizzativo molto importante al fine di venire incontro al crescente numero di pazienti e alle loro modificate esigenze alla luce delle acquisizioni scientifiche via via prodotte. Stiamo in continua reinterpretazione dei dati nell’ottica di ottimizzare il percorso ostetrico-neonatologico in tutte le sue sfumature”.