Covid-19: vaccino dimezza mortalità in malati ematologici

Su Blood studio internazionale coordinato dall'Università Cattolica. Ematologo Gemelli Livio Pagano: ‘Infezione più curabile e meno letale. Necessaria la terza dose’.
Nei pazienti con tumori ematologici, la vaccinazione contro Covid-19 è una misura salvavita. Anche se non offre una protezione totale nel prevenire l'infezione, riduce però di oltre la metà il rischio di morire se si viene infettati da Sars-CoV-2. E' il risultato a cui giunge uno studio internazionale (EPICOVIDEHA) coordinato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e i cui dati preliminari sono stati pubblicati su Blood.
"In una prima parte del progetto, condotta lo scorso anno, avevamo osservato circa 3.800 pazienti oncoematologici che si erano ammalati di Covid-19 registrando un 31% di mortalità", dice all'ANSA il primo firmatario dello studio, Livio Pagano, direttore della UOSD di Ematologia Geriatrica ed Emopatie Rare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e professore associato di Ematologia, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma. "Da gennaio abbiamo cominciato a osservare cosa avviene nei pazienti vaccinati".
La ricerca attuale si riferisce ai primi 113 casi censiti, il 77% dei quali con due dosi di vaccino, i rimanenti con una dose soltanto; 79 pazienti hanno avuto una forma severa di Covid, in 75, è stato necessario il ricovero. "La cosa importante, però, è che il tasso di mortalità è sceso al 12,4%, un valore ancora elevato ma molto più basso rispetto a quello rilevato lo scorso anno", dice Pagano.
Dallo studio sono emerse importanti differenze tra i diversi tumori. "Lo scorso anno - spiega Pagano - vedevamo molti pazienti con leucemia mieloide acuta che presentavano una mortalità del 40%. Quest'anno abbiamo finora incontrato solo 5 malati con questo tumore e nessuno di essi è morto". Diverso è il caso dei pazienti mieloma, linfoma o altre malattie linfoproliferative che, nello studio, sono stati la categoria con maggiori tassi di infezioni.
"Il messaggio che arriva dallo studio è che la vaccinazione, non solo protegge dal prendere la malattia, ma, se anche si contrae l'infezione, questa è più curabile e meno letale. Per questo la terza dose per questi pazienti - afferma Pagano – è assolutamente necessaria. Inoltre è auspicabile che, non solo i malati, ma anche le persone a loro più vicine, come i familiari o i caregiver, si vaccinino in modo da offrire un ulteriore livello di protezione anche a quei pazienti, come quelli affetti da linfoma, in cui abbiamo visto una minore efficacia dei vaccini".
Fonte ANSA