COVID-19: è una pandemia. Ma tutti insieme ce la possiamo fare. I consigli dell’OMS

L’11 marzo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato quella da COVID-19una ‘pandemia’. Un passo necessario, di fronte ai numeri dei contagi: quelli al di fuori della Cina sono aumentati di 13 volte nelle ultime due settimane; oltre 120 mila casi in 114 nazioni (ma il 90% di questi casi è concentrato in appena 4 nazioni: Cina, Italia, Iran, Corea del Sud), migliaia i decessi. L’attenzione massima ora va focalizzata sulle misure di contenimento del contagio e sulle migliaia di pazienti che lottano per la vita in ospedale, assistiti dai nostri medici e infermieri. Anche perché i numeri sono destinati a salire ancora.
“Siamo molto preoccupanti – ha affermato Ghebreyesus - sia dai livelli allarmanti della diffusione del virus e della sua gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione. Per questo abbiamo dichiarato che il COVID-19 si caratterizza come ‘pandemia’.”
Pandemia non è parola da usare alla leggera, perché se mal utilizzata può generare paure irrazionali o peggio portare a deporre le armi, nella convinzione che la partita sia ormai persa.
La dichiarazione di pandemia in realtà non cambia nulla a livello OMS: non cambia la valutazione iniziale effettuata rispetto ala minaccia posta dal COVID, non cambia cosa attualmente sta facendo l’OMS, non cambia cosa le nazioni dovrebbero fare. Questo perché l’OMS – ricorda Ghebreyesus – ha risposto pienamente e prontamente sin dal primo momento, chiedendo alle nazioni di prendere iniziative urgenti e aggressive, suonando l’allarme forte e chiaro.“E non lo diremo mai abbastanza sottolinea il DG dell’OMS - tutte le nazioni possono ancora cambiare il corso di questa pandemia, anche le nazioni alle prese attualmente con grandi cluster. Diverse nazioni hanno d’altronde dimostrato che questo virus può essere controllato ed eliminato. La sfida per le nazioni,al momento alle prese con un grande numero di casi e di contagi – prosegue il DG dell’OMS – non è se anche loro possono fare lo stesso ma se lo vorranno fare”.
“Siamo molto grati - prosegue Ghebreyesus- delle misure prese in Iran, in Italia e nella Corea del Sud per rallentare la diffusione del virus e controllare l’epidemia. Sappiamo che queste misure impongono un carico pesante alla società e all’economia, come è successo in Cina. La sfida per tutti è di mantenere un sottile equilibrio tra proteggere la salute, minimizzare lo sconvolgimento economico e sociale, rispettare i diritti umani. Questa pandemia non è solo una crisi di salute pubblica, è una crisi che investe ogni settore, e quindi ogni settore e ogni individuo devono essere coinvolti in questa battaglia”.
Una risposta globale è quella che invoca l’OMS, da articolare in quattro aree:
- Prepararsi ed essere pronti (soprattutto preparare gli ospedali, proteggere e fare training al personale sanitario)
- Individuare, proteggere e trattare (isolare, testare e trattare ogni caso, tracciando ogni contatto)
- Ridurre la trasmissione
- Innovare e imparare
E la ricetta vincente è affidata alle ‘5 P’: Prevenzione, essere Preparati, salute Pubblica, leadership Politica e, la più importante di tutte, Persone.
Maria Rita Montebelli
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