Ridurre variabilità di trattamenti e di esiti delle cure: un obiettivo cruciale in sanità che si può raggiungere attraverso i percorsi clinico-assistenziali
Ridurre la variabilità di trattamenti e di esiti delle cure tra i diversi pazienti che ‘condividono’ un analogo problema di salute: è questo uno dei principali obiettivi dei percorsi clinici assistenziali introdotti presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
Se ne parla nel corso del Workshop “Come organizzare l’assistenza del paziente per percorsi di cura?” organizzato dalla Fondazione Gemelli in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Il Workshop si tiene oggi, venerdì 25 maggio, presso l’Aula Bovet dell’ISS a Roma. Introducono i lavori il Prof. Walter Ricciardi, Presidente ISS e il Prof. Marco Elefanti, Direttore Generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. A discutere di questi aspetti cruciali per la patient centered care il 25 maggio intervengono i rappresentanti di Istituzioni, Associazioni di pazienti, manager sanitari, imprenditori e medici.
Durante l'incontro sarà presentato il volume di Antonio Giulio de Belvis, Direttore della UOC Percorsi e Valutazione Outcome Clinici della Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS e Ricercatore presso l’Istituto di Sanità Pubblica – Sezione di Igiene dell’Università Cattolica di Roma e Sabina Bucci, PhD presso lo stesso Istituto di Sanità Pubblica, "Come organizzare l'assistenza del paziente per percorsi di cura. L'esperienza della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli" - edito da Vita & Pensiero.
“L’idea di fondo dei PCA – sottolinea il Prof. Marco Elefanti - consiste nel progettare un sistema di cure che consenta di migliorare continuamente le modalità con le quali è gestito il soggetto fondamentale di riferimento in sanità, il paziente. Se questo avviene, ci dicono le migliori esperienze finora attuate, e questo si è verificato anche da noi, necessariamente migliorano esiti, efficienza e appropriatezza, i pazienti e i loro familiari sentono ed apprezzano tale differenza ed i nostri professionisti lavorano meglio”. “Promuovere la gestione per PCA è ancora più urgente nella prospettiva della Value Based Healthcare – dichiara il Prof. Ricciardi - per passare dalla logica delle prestazioni a quella dei concreti risultati di salute per il paziente, confrontati con l’impatto economico da sostenere per raggiungere tali risultati. In questo modo si genera valore per il paziente, ma più in generale per il Servizio Sanitario Nazionale”.
La gestione per processi e i percorsi clinico assistenziali (PCA) sono uno degli strumenti vincenti per il miglioramento della qualità all’interno di ogni organizzazione sanitaria, nel rispetto delle logiche della clinical governance.
Cinque anni fa la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli ha deciso di incentrare la sua riorganizzazione su un modello di gestione dell’assistenza per percorsi clinico-assistenziali (dalla diagnosi al follow-up), coordinati con il territorio e incentrati sulla persona con uno o più problemi di salute.
Organizzare l’assistenza per percorsi vuole dire, nello sforzo di dare le cure più appropriate e incentrate quanto più possibile sui bisogni della persona assistita, ridurre la variabilità nella pratica e negli esiti clinici, una delle sfide cruciali per operatori e decisori in sanità nella stragrande maggioranza dei Paesi.
È soprattutto tale variabilità – a parità di ‘caso clinico’ – a influenzare la qualità delle cure e l’efficacia dei sistemi. Su questo intende agire la gestione per percorsi, attraverso un approccio multi-disciplinare, centrato sui bisogni della persona assistita e secondo una serie di “regole” concordate tra professionisti sanitari e tra questi e il management aziendale, regole rinforzate attraverso momenti di valutazione e monitoraggio continui della qualità.
“Abbiamo provato, a partire dalle evidenze scientifiche internazionali, a proporre una ‘cassetta degli attrezzi’ a servizio delle organizzazioni sanitarie – conclude il dott. Antonio G. de Belvis. Sotto questo aspetto, il riferimento a quanto fatto negli ultimi anni presso la nostra Fondazione non è da intendersi come celebrazione di risultati, ma come descrizione – speriamo critica – di uno sforzo corale di change management per ridurre gli ambiti di discrezionalità, inefficienza e inappropriatezza nell’assistenza a chi si rivolge alla nostra Fondazione con un determinato problema di salute”.