Storie di bisturi: il Gemelli nelle sale operatorie del mondo
Chirurghi, anestesisti e strumentisti di sala operatoria. "Storie di bisturi" raccoglie le esperienze di chi, dal Gemelli, ha portato conoscenze, manualità, entusiasmo e passione nei quattro angoli del mondo. Magari proprio i più lontani e i più poveri. Racconti da tutti i continenti: Antartide compresa.
Rossella Di Vittorio è una vera ironwoman delle missioni internazionali: infermiera di sala operatoria ha un curriculum con oltre trenta destinazioni. Tra queste il Laos: un piccolo, martoriato Paese del sud-est asiatico, senza sbocchi sul mare, poco popolato, il meno sviluppato e il più enigmatico dell’ex-indocina francese. L’assenza di influenze esterne da al viaggiatore la sensazione di un Paese con antiche tradizioni rimaste intatte.
(rubrica a cura di Luca Revelli)
Un compleanno indimenticabile in Laos in missione sulle rive del fiume Mekong
di Rossella Di Vittorio
Ogni missione ha un suo significato: obiettivi, risultati, conoscenze, esperienze, ricordi. Bambini, anziani, adulti incontrati, visitati, curati, guariti. Sorrisi conquistati, a volte anche con fatica. Esperienze uniche: tutte intense, ognuna diversa.
Il Laos è tra i Paesi che più mi hanno colpito: è un posto che affascina, con la sua magia e la sua spiritualità. E’ una sensazione forte che aiuta a rendere le difficoltà più facili da risolvere.
La proposta di partire con Luca Tortorolo (intensivista pediatrico con cui ho condiviso diverse esperienze professionali all’estero) è arrivata di novembre, mese del mio compleanno: l’ho accolta come l’arrivo di un bel regalo. Viaggio infinito: volo per Amman, in Giordania, e poi a Phnom Pehn, in Cambogia. Qui conosciamo il resto del gruppo. Si riparte in pullman per il confine con il Laos. Sulle strade della Cambogia cominciamo a conoscerci: pediatri, infermieri, chirurghi, strumentisti. L’entusiasmo di andare a lavorare in una realtà molto diversa dalla nostra, le incognite, l’avventura, sono collanti che creano subito un’atmosfera di forte empatia.
La frontiera con il Laos è in una foresta. L’attraversiamo a piedi. Dopo la foresta, un molo. Un fiume enorme: il Mekong. Dopo la barca di nuovo il pulmann: destinazione Packse: una città tranquilla, dai ritmi molto lenti ed un’aria di grande spiritualità. Colori dappertutto: accesi e chiari, dal giallo dei palazzi e del fiume, all’arancione delle vesti dei monaci, onnipresenti, al verde delle praterie e dei boschi della valle del Mekong. La prima sera a cena ho conosciuto le colleghe infermiere americane. Abbiamo lavorato molto bene insieme.
All’Ospedale si arrivava a piedi. Dai nostri alloggi alle sale operatorie meno di un paio di chilometri. Nel tragitto anche bancarelle di ogni tipo e venditori ambulanti di improbabili leccornie.
La chiave di volta del successo della missione era la piccola e velocissima dottoressa Phong, team leader della sala operatoria. La sua rapidità di azione e organizzazione è proverbiale. Cento interventi pediatrici ogni cinque giorni. E alle 16 la sala operatoria era già lavata e pronta per il giorno successivo. Gli interventi sono stati soprattutto di chirurgia maxillo-facciale e in particolare per la correzione della labio-palatoschisi (labbro leporino), patologia che ha una grande incidenza sui bambini del posto e che determina pesanti conseguenze sociali (possibile emarginazione dei piccoli malati) e sanitarie (malnutrizione, infezioni delle vie respiratorie).
Quel compleanno trascorso in Laos non lo potrò dimenticare. Colazione all’alba e corsa con i colleghi del team sulle rive del fiume. A quell’ora i monaci sono assorti nelle loro preghiere, gli ambulanti preparano le loro botteghe e i bambini cominciano ad uscire dalle loro case. Alle otto in sala operatoria. La sera le solite misteriose zuppe di verdura con carne e pesce (qualcuno del team ne andava matto). Nonostante le iniziali perplessità, nessuno di noi si è mai sentito male.