La notizia si fa cura: il Premio “Comunicatore” Paolo Graldi a Nicola Cerbino

Il Premio Giornalistico Paolo Graldi guarda alla qualità dell’informazione, ma anche a chi, dietro le quinte, ne custodisce ogni giorno il senso più profondo: la dignità di ogni volto. In questa prospettiva si colloca il riconoscimento assegnato a Nicola Cerbino, direttore delle Relazioni Media e Stampa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, premiato nella sezione “Comunicatore” della seconda edizione del Premio Giornalistico “Paolo Graldi”.
La Giuria, presieduta da Gianni Letta e coordinata da Massimo Martinelli, ha selezionato i vincitori valorizzando figure che uniscono autorevolezza e competenza a una rara attitudine a leggere i dettagli degli eventi, dai fatti di cronaca alle grandi vicende globali. È lo spirito che ha animato la stagione professionale di Paolo Graldi e che oggi viene riconosciuto nei diversi ambiti: dal giornalismo politico all’inchiesta, dal giudiziario al racconto radiotelevisivo, fino al giornalismo scientifico, ai giovani under 35 e agli autori tv.
In questo mosaico di competenze, il direttore delle Relazioni Media e Stampa dell’Università Cattolica e del Gemelli rappresenta la cifra di una comunicazione che non si limita a “rilanciare notizie”, ma ad accompagnarle, filtrarle, umanizzarle.
Da anni è il punto di riferimento per i media e per i rapporti istituzionali dell’Università Cattolica e del Gemelli: coordina l’ufficio stampa, segue quotidianamente l’interlocuzione con giornalisti e redazioni, costruisce percorsi di comunicazione che tengono insieme ricerca, didattica e assistenza clinica, in un contesto – quello sanitario – dove ogni parola pesa quanto una scelta terapeutica.
Il Premio “Comunicatore dell’anno” è stato assegnato a Cerbino per la responsabilità con cui ha informato nelle situazioni di emergenza, per la sensibilità assunta come valore aggiunto nella comunicazione di crisi, per la capacità di trasmettere – anche nei momenti di maggiore tensione sociale – la presenza discreta ma reale delle istituzioni accanto alle persone più esposte. A leggere le motivazioni è stato il giornalista Maurizio Caprara che, richiamando la Carta di Perugia del 1995 sul rispetto del malato, ha sottolineato il carattere ineccepibile di Cerbino e la sua straordinaria dedizione.
Alla domanda su come abbia gestito la comunicazione dall’ospedale e dall’università nei momenti più duri della pandemia da Covid-19, Cerbino ha anzitutto ringraziato la Giuria e ha riassunto il proprio metodo in alcuni passaggi chiave: innanzitutto il rispetto per le persone; poi l’attenzione alla parola, ricordando che una parola può creare panico o rassicurare; quindi il richiamo essenziale al rigore delle informazioni, alla necessità di aprirsi all’ascolto dei pazienti e delle loro famiglie, di accogliere e farsi voce anche dei dubbi, offrendo strumenti per capire i problemi. E, non ultimo, l’importanza del lavoro di squadra, evocata attraverso la metafora dell’orchestra, fino a riprendere un passaggio del discorso della rettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Elena Beccalli all’inaugurazione dell’anno accademico a Milano: “Come in una sinfonia, non tutti sono solisti, ma ogni parte è essenziale per la riuscita dell’esecuzione. Nelle grandi orchestre ci sono musicisti che emergono con forza, altri che restano in sottofondo, ma tutti hanno un ruolo insostituibile e contribuiscono all’armonia del suono e all’equilibrio della melodia.”
La cerimonia di consegna dei premi si è svolta venerdì 28 novembre 2025, alle 15.30, nella suggestiva cornice della Sala della Regina a Palazzo Montecitorio, a Roma. Un luogo emblematico per ricordare, nel segno di Paolo Graldi, che il giornalismo e la comunicazione non sono solo mestieri tecnici, ma responsabilità civili: strumenti attraverso i quali una comunità impara a leggersi dentro e a farsi carico delle proprie ferite più esposte.
Nel profilo di Nicola Cerbino, questo messaggio trova una sintesi efficace: la comunicazione non come semplice amplificazione di eventi, ma come spazio di mediazione e di tutela, in cui la voce delle istituzioni accademiche e sanitarie dialoga con quella dei cittadini e dove ogni dato, ogni annuncio, ogni storia clinica è prima di tutto un incontro con un volto concreto.
È forse il modo più fedele per onorare la lezione di Paolo Graldi: raccontare il mondo senza smarrire l’umano.
Angelo Palmieri











