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Chirurgia della tiroide – 40.000 interventi all’anno: il 98% dei pazienti sottoposto a rimozione totale e solo al 2% viene salvata la parte sana

27 Settembre 2016

A un anno dalla nascita, l'Italian Thyroid  Cancer Observatory (Itco), il primo osservatorio italiano sui  noduli e sui tumori alla tiroide, presenta i risultati del suo  lavoro con uno studio, realizzato attraverso l'analisi dai dati  raccolti fin dal 2013 in pazienti con tumore tiroideo sottoposti  ad intervento chirurgico. "Ne scaturisce una fotografia netta-  spiega Sebastiano Filetti, internista e Preside della Facolta' di  Medicina, Universita' Sapienza Roma- che vede il 98% dei pazienti  sottoposto a rimozione totale della tiroide e solo al 2% dei  soggetti viene fatta la rimozione della sola parte interessata  dal tumore, confermando che la scelta di un intervento chirurgico  radicale e' ancora ampiamente preferita a prescindere dalla  categoria di rischio del paziente". Il numero degli interventi  richiede una riflessione. "Seppure la tendenza sia quella di  ridurre il numero di interventi chirurgici alla tiroide- afferma  Rocco Bellantone, endocrinochirurgo, Presidente Itco e Direttore  dell'Unita' Operativa complessa di Chirurgia Endocrina e  Metabolica del Policlinico Universitario "A. Gemelli" di Roma- in  Italia ogni anno vengono effettuati oltre 40.000 interventi, che  nell'80% dei casi riguarda il genere femminile. Negli ultimi anni  pero' le nuove conoscenze scientifiche e l'esigenza di un maggior  rispetto per le strutture anatomiche hanno portato all'affermarsi  di una chirurgia meno invasiva e personalizzata sul singolo  paziente. Cosi' come e' accaduto per i tumori alla mammella con  la quadrectomia, anche per la tiroide si sente oggi la necessita' di una chirurgia meno invasiva. La tiroidectomia totale, ossia  l'asportazione totale della tiroide, viene consigliata infatti in  caso di tumori differenziati della tiroide, mentre in presenza di  microcarcinomi papilliferi, tumori con dimensioni inferiori ai 10  mm, ed nei casi di prognosi favorevole, puo' essere possibile un  intervento meno esteso attraverso la rimozione solo della parte  interessata che riduce il fabbisogno di terapia sostitutiva e si  associa ad una minore insorgenza di complicanze metaboliche e  anatomiche. Oggi quindi gli interventi sono sempre piu' a misura  quasi come un intervento del sarto, conclude lo specialista".

 Analizzare la realta' italiana, divulgare  le novita' della ricerca e le nuove linee guida, promuovere il  confronto multidisciplinare tra i diversi specialisti coinvolti  nella gestione della patologia oncologica tiroidea sono gli  obiettivi della Fondazione Itco che mira a una maggiore  "personalizzazione" delle terapie operando per migliorare i  protocolli di sorveglianza dei soggetti portatori di patologie  tiroidee e con il fine di ottimizzare l'utilizzo delle risorse  economiche del nostro sistema sanitario. Personalizzare la  terapia dei tumori tiroidei significa conoscere l'evoluzione, la  storia naturale dei noduli tiroidei. "In ambito endocrinologico,  i noduli alla tiroide rappresentano una delle problematiche di  maggior frequenza. Alla palpazione, i noduli tiroidei si  evidenziano nel 4-7% della popolazione generale, mentre il  rilievo ecografico di noduli non palpabili si riscontra tra il 20  e il 67% dei casi, secondo i dati autoptici. La maggioranza dei  noduli sono di piccole dimensioni, non danno disturbi e sono  classificati come benigni dopo uno studio ecografico o un esame  citologico con ago aspirato. Soprattutto, come documentato dai  dati di un recente studio1 a cui hanno partecipato alcuni centri  afferenti all'Itco, la gran parte dei noduli alla tiroide non  cresce di dimensioni nel corso del tempo (circa l'85%) e rimane  benigna (circa il 99%). Negli ultimi anni si e' verificato un  aumento dell'incidenza dei noduli tiroidei seguito da un  parallelo aumento dei carcinomi tiroidei, seppure non associato  ad un aumento nel tasso di mortalita'. Questo aumento si e' registrato soprattutto per le forme tumorali meno aggressive  (istotipo papillare) e per tumori con dimensioni inferiori a 1  centimetro. Uno degli scenari da considerare, che puo' dare  almeno una parziale spiegazione a questo fenomeno, e' la migliore  sensibilita' e il facile accesso ai moderni mezzi diagnostici che  ha sicuramente influito nel 'portare alla luce' quei piccoli  tumori che probabilmente non sarebbero mai cresciuti fino a  divenire clinicamente evidenti", spiega Ezio Ghigo, endocrinologo  e Direttore della Scuola di Medicina dell'Universita' di Torino.

"Nei casi di rimozione totale o parziale  della tiroide, la terapia sostitutiva con levotiroxina, l'ormone  sintetico della tiroide (T4), e' la cura standard. La tiroide-  afferma Domenico Salvatore, endocrinologo e Professore Associato  di Endocrinologia del Dipartimento di Medicina Clinica e  Chirurgia, Universita' Federico II di Napoli- quando presente e  funzionante, in realta', produce due forme diverse di ormone: la  T4 che viene convertita nella tiroide e nei tessuti periferici  nella forma attiva T3. Tuttavia, un buon numero di pazienti privi  di tiroide, cosi' come il 10% di pazienti ipotiroidei, trattati  con levotiroxina, lamenta sintomi quali perdita di memoria,  aumento di peso, stanchezza, depressione e riduzione della  qualita' di vita tipici dell'ipotiroidismo nonostante valori  ematici di ormone tireostimolante (Tsh) normali. Si rileva che  nel 20% dei casi di pazienti che hanno subito un'asportazione  totale della tiroide il trattamento con levotiroxina non  garantisce di ottenere ottimali livelli di ormoni tiroidei.

 Proprio per questo e' sotto osservazione una terapia combinata di T3 e T4 che sembra in alcuni pazienti poter migliorare i sintomi  di ipotiroidismo migliorando il senso di benessere. Il  trattamento combinato con i due ormoni T3 e T4 e' ancora in fase  di valutazione da parte della comunita' scientifica. Il  trattamento farmacologico dell'ipotiroidismo ha visto negli  ultimi anni sostanziali avanzamenti dovuti alle nuove  formulazioni che favoriscono l'aderenza alla terapia dei  pazienti, garantendo un assorbimento piu' rapido e stabile della  T4. Un recente studio italiano, condotto dal team del Prof. Bellantone, e recentemente pubblicato su Endocrine2, ha mostrato  come la formulazione liquida di levotiroxina sia da preferire  anche nei casi di ipotiroidismo derivanti da tiroidectomia  totale. Lo studio infatti mette in evidenza la maggiore efficacia  della formulazione liquida rispetto alle compresse sia per quanto  riguarda i valori dei parametri ematici di Tsh e di ormoni  tiroidei (T3 e T4) sia per quanto riguarda lo stato di benessere  psicofisico del paziente". "Il prossimo studio Itco sara' centrato sulla valutazione della qualita' di vita dei pazienti  affetti e trattati per un tumore della tiroide e' in procinto di  iniziare uno studio multicentrico, italiano, mirato a valutare se  cambia, e come cambia, la qualita' della vita dei soggetti  sottoposti ad asportazione totale della ghiandola tiroidea e in  terapia sostitutiva ormonale, con l'obiettivo di comprendere  quale intervento terapeutico sia in grado di ripristinare lo  stato pre-operatorio del paziente". 

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