Grande emozione nella Sala MediCinema del Gemelli alla proiezione del film “Chiamatemi Francesco. Il Papa della Gente”.
Un’atmosfera di grande emozione si respirava ieri pomeriggio nel buio della Sala MediCinema, all’ottavo piano del Policlinico A. Gemelli, per la proiezione speciale dedicata ai degenti e a tutto il personale dell’ospedale di "Chiamatemi Francesco. Il Papa della Gente”, lungometraggio di Daniele Luchetti, prodotto da TaoDue Film. E per la particolare occasione, alla vigilia della prima mondiale della serie TV “Francesco il Papa della gente”, in onda il 7 e l'8 dicembre su Canale5, il produttore Pietro Valsecchi ha eccezionalmente introdotto la visione del film insieme al Direttore Generale della Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli Enrico Zampedri. "Con il regista Daniele Luchetti – ha detto Valsecchi – siamo sono molto felici di aver partecipato con il film Chiamatemi Francesco a questa splendida iniziativa”.
La visione del film dedicato a Papa Francesco all’interno del Gemelli, l’ospedale noto nel mondo come il “Vaticano Terzo” secondo la storica espressione che pronunciò in uno dei suoi ricoveri San Giovanni Paolo II, ha suscitato particolare commozione nei malati presenti in sala, nel personale medico e infermieristico, nei volontari, nonché negli Assistenti spirituali del Policlinico e nelle Suore di Maria Bambina.
Il FILM
“Chiamatemi Francesco” è il racconto del percorso che ha portato Jorge Bergoglio, figlio di una famiglia di immigrati italiani a Buenos Aires, alla guida della Chiesa Cattolica. È un viaggio umano e spirituale durato più di mezzo secolo, sullo sfondo di un paese – l’Argentina – che ha vissuto momenti storici controversi, fino all'elezione al soglio pontificio il 13 marzo 2013 con l’indimenticabile saluto di Papa Bergoglio, un Papa “venuto quasi dalla fine del mondo”, ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e al mondo con il suo colloquiale e familiare “Buonasera”.
Negli anni della giovinezza Jorge è un ragazzo come tanti, peronista, con una fidanzata, gli amici, e una professoressa di Chimica, Esther Ballestrino, cui rimarrà legato per tutta la vita. Tutto cambia quando la vocazione lo porterà a entrare, poco più che ventenne, nel rigoroso ordine dei Gesuiti. Durante la terribile dittatura militare di Videla, Bergoglio viene nominato, seppur ancora molto giovane, Padre Provinciale dei Gesuiti per l'Argentina. Questa responsabilità in un momento così tetro metterà alla prova, nel modo più drammatico, la fede e il coraggio del futuro Papa. Jorge nonostante i rischi si impegnerà in prima persona nella difesa dei perseguitati dal regime – ma pagherà un prezzo umanamente altissimo vedendo morire o “scomparire” alcuni tra i suoi più amati compagni di strada. Da questa esperienza Bergoglio uscirà cambiato e pronto a vivere il suo impegno futuro nella costante difesa degli ultimi e degli emarginati. Divenuto Arcivescovo di Buenos Aires continuerà la sua opera di aiuto agli abitanti delle periferie, difendendoli dalle sopraffazioni del potere e promuovendone la crescita individuale e collettiva. Il racconto si conclude con l’indimenticabile serata in cui, in una piazza San Pietro stracolma di folla, Jorge Bergoglio vestito di bianco e con una croce di ferro, saluterà il mondo con il nome di Francesco, con la schietta semplicità e l’umanità profonda con cui tutti siamo abituati a conoscerlo.