Che cos’è l’infezione da Clostridium difficile
Il Clostridium difficile è un batterio caratterizzato da notevole contagiosità; si tratta dell’agente patogeno principale della cosiddetta “colite da antibiotici” ed è causa anche di molte infezioni comunitarie. Negli ultimi anni è notevolmente aumentata l’incidenza di questi quadri morbosi, che recidivano nel 20% dei casi.
Il paziente a rischio è tipicamente anziano (l’incidenza e la mortalità aumentano molto negli ultra-65enni ed ancor di più negli ultra-85enni), ricoverato in una struttura sanitaria (a livello ospedaliero o territoriale) e sottoposto a terapie antibiotiche talvolta inappropriate. Il batterio può essere presente nell’intestino del 5% dei soggetti sani, ma in forma di spora può essere presente anche nell’ambiente. La trasmissione avviene per via oro-fecale; il batterio può produrre tossine che alterano la mucosa intestinale. Il quadro clinico può presentarsi in varie forme: sindrome diarroica lieve, sindrome diarroica grave, colite senza pseudomembrane, colite pseudomembranosa, colite fulminante (con possibili complicanze molto serie, come il megacolon tossico e la perforazione intestinale). La diagnosi è clinica e laboratoristica.
Il Percorso Clinico-Assistenziale
Il Percorso clinico-assistenziale dedicato al paziente con infezione da Clostridium difficile affronta un problema di salute che sta destando molta attenzione ed acquisendo sempre maggiore rilevanza, anche per le sue notevoli ripercussioni dal punto di vista socio-assistenziale ed economico.
Il Percorso presenta diverse caratteristiche di rilievo, tra cui la definizione di criteri uniformi per la valutazione del paziente e per la diagnosi (in particolare tramite una stratificazione finalizzata alla scelta del trattamento più appropriato), l’istituzione di un team di consulenza con diversi specialisti (operativo sia in Pronto Soccorso che nei reparti), la garanzia di una continuità assistenziale nelle fasi successive alla dimissione dal Gemelli con un ruolo attivo dei nostri medici; viene posto l’accento anche sull’opportuna formazione in merito per gli operatori sanitari e sulle misure che questi ultimi, pazienti e familiari devono mettere in atto per limitare la diffusione di questa pericolosa infezione.