Effetti Collaterali, a Radio Vaticana si parla di cuore artificiale wireless
Intervista a Massimo Massetti, Direttore dell'Area Cardiovascolare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS
Questa settimana su Radio Vaticana Italia, Effetti Collaterali, la rubrica settimanale realizzata in collaborazione con i medici della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, in onda tutti i giovedì alle ore 12.15 (e in replica lo stesso giorno alle ore 17.05 e la domenica alle ore 15.00), si parla di Cuore artificiale senza fili esterni.
Eliana Astorri che conduce la trasmissione intervista Massimo Massetti, direttore dell'area Cardiovascolare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
Cuore artificiale senza fili esterni. I primi esperimenti in Kazakistan
Sono stati pubblicati pochi giorni fa sulla rivista americana “Journal of Heart and Lung Transplantation” i risultati di una sperimentazione clinica effettuata ad Astana in Kazakhstan. A due pazienti di 51 e 24 anni è stato impiantato un cuore artificiale parziale senza cavi né batterie esterne. Ha un’autonomia di circa 8 ore e riduce notevolmente il rischio di infezioni, oltre che rendere il paziente libero di muoversi. A questa sperimentazione, che ha visto protagonisti il professor Yuri Pya di Astana e il professor Ivan Netuka di Praga, ha partecipato il professor Massimo Massetti, direttore dell’Area Cardiovascolare della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e Ordinario di Cardiochirurgia alla Cattolica. “E’ un progetto che data già da molto tempo anche perché era un obiettivo che tutti i gruppi del mondo che lavorano nell’ambito della terapia dell’insufficienza cardiaca avevano finalizzato. Questo studio – dice il professor Massetti – è partito, innanzitutto, da un aspetto tecnologico. Questa tecnologia è stata messa a punto da una società in Israele. Sono ingegneri che hanno provato la possibilità di trasferire l’energia elettromagnetica dall’esterno all’interno del torace senza un cavo di comunicazione. E questo permette ad una batteria interna di essere ricaricata e di far funzionare questo cuore artificiale parziale. Fino ad oggi – prosegue il cardiochirurgo – questi dispositivi di assistenza al cuore venivano impiantati con un cavo che usciva dall’addome ed era collegato a delle batterie esterne, e questo causava un rischio di infezioni importanti. E, soprattutto, una problematica di qualità di vita perché i pazienti andavano in giro con queste borsette all’interno delle quali c’erano le batterie. Quindi, non potevano fare la doccia, non potevano nuotare, non potevano fare tante attività. E poi, psicologicamente, era problematico. Grazie a questa tecnologia il paziente ha all’interno del suo torace questo supporto che aiuta il cuore a funzionare e le batterie vengono ricaricate attraverso un sistema che non prevede cavi. Per alcune ore viene ricaricato attraverso una cintura esterna, poi il paziente è libero di muoversi”.
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