GEMIN: immunologia e infiammazione tessuto connettivo di tanti filoni di ricerca

Proseguono al Gemelli gli incontri del gruppo GEMIN (Gemelli Multidisciplinary Immunology Network) che hanno come tessuto connettivo il tema dell’immunologia, trasversale a branche anche molto distanti tra loro. Obiettivo del progetto è il superamento della frammentazione delle ricerche immunologiche per arrivare ad un’integrazione sinergica tra diversi ambiti di ricerca, da quella di base a quella clinica.
In occasione del quarto incontro, moderato dalla responsabile del progetto Gemin, la professoressa Maria Antonietta D’Agostino (Ordinario di reumatologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC di Reumatologia di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS) e dal professor Dirck Elewaut, leader internazionale nel campo dell’immunologia e dell’infiammazione (è immunologo e reumatologo del VIB-UGent Center for Inflammation Research, Università di Gent, Belgio), sono state illustrati gli attuali filoni di ricerca in ambito cardiologico, metabolico/obesità e di medicina nucleare; sempre seguendo il fil rouge dell’immunologia.
La professoressa Giovanna Liuzzo, direttrice dell’Unità Dipartimentale di Sindromi Coronariche Acute di FPG e docente di cardiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha illustrato le ricerche traslazionali in corso da 25 anni in ambito di infiammazione, immunità e malattie cardiovascolari aterosclerotiche (ASCVD), che di recente hanno portato all’impiego di farmaci immunomodulatori in alcune sindromi cardiologiche (trial CANTOS, COLCOT e LoDoCo2). Fondamentale la fenotipizzazione delle sindromi coronariche acute secondo la loro associazione o meno con l’infiammazione sistemica e il ruolo di quest’ultima nel facilitare la fissurazione e la rottura delle placche aterosclerotiche. Altre ricerche del gruppo vertono sul ruolo del grasso epicardico nel determinismo delle sindromi coronariche acute, sia per quanto riguarda la tipologia di cellule T presenti nel grasso, che di pathway dell’inflammasoma. Infine, molto promettenti, anche per le possibili, applicazioni cliniche, le ricerche sulle ‘firme’ del microbiota intestinale associate alle placche vulnerabili o, al contrario, a quelle stabili, che potrebbero aprire la strada a nuove terapie.
La dottoressa Francesca Cinti Dirigente Medico, Centro per le Malattie Endocrino Metaboliche di Fondazione Policlinico Gemelli (diretto dal professor Andrea Giaccari) e Ricercatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha parlato di ‘tessuto adiposo, infiammazione e malattie cardiovascolari: un interplay complesso”.
Per anni il tessuto adiposo, è stato visto semplicemente come un deposito di energia. Oggi, sappiamo che è molto di più: un vero e proprio organo, essenziale per la nostra salute. Esso è costituito da due tessuti: il tessuto adiposo bruno (viscerale), che produce energia, e il tessuto adiposo bianco (sottocutaneo), che la immagazzina. Queste due forme sono ‘plastiche’ e cioè possono trasformarsi l’una nell’altra, a seguito di stimoli (fisiologici o farmacologici). Il grasso viscerale, associato ad aumentato rischio cardiovascolare, è composto da adipociti bruni, ‘convertiti’ ad adipociti ‘bianchi’. Infatti, il tessuto adiposo viscerale, rispetto al sottocutaneo, raggiunge più facilmente e precocemente la dimensione critica che lo conduce alla morte cellulare, rendendolo un tessuto più prono all’infiammazione e pertanto associato ad un maggior rischio cardiovascolare. La buona notizia è che gli SGLT-2 inibitori, farmaci per il diabete, si sono rivelati in grado di ridurre il grasso viscerale intorno al cuore (tessuto adiposo epicardico), spegnendo così l’infiammazione, migliorando il microcircolo e offrendo notevoli benefici cardiovascolari (come dimostrato nello studio DAPAheart).
Il dottor Salvatore Annunziata, Dirigente Medico, UOC Medicina Nucleare, Coordinatore GSTeP Radiopharmacy, Fondazione Policlinico Gemelli, ha parlato di radiofarmaci in ambito immunologico (immuno-PET), in particolare dei nuovi target immunologici e anticorpi anticorpi monoclonali radiomarcati, che sono l’ultima frontiera. Servono a visualizzare il microambiente immunitario, sia in ambito di patologie benigne (es. reumatologiche), che di patologie tumorali. Gli studi sono avanzati soprattutto nel campo del FAP in ambito reumatologico (es. fibrosi polmonare) e in alcuni tipi di tumori, per studiare il microambiente del connettivo attivato. La parte immuno-oncologica potrà arrivare ad esempio a riguardare la pianificazione delle immunoterapie (es. novolumab, atezolizumab), aiutando a valutare le forme e le lesioni che esprimono meglio i target dell’immunoterapia.
Maria Rita Montebelli
Nella foto da sinistra: Salvatore Annunziata, Francesca Cinti, Giovanna Liuzzo, Maria Antonietta D’Agostino, Dirck Elewaut










