L’impegno del Policlinico per l’assistenza ai feriti del terremoto del Centro Sud
Il Policlinico Universitario A. Gemelli è stato l’ospedale della Capitale più impegnato nell’assistenza ai feriti del terremoto che ha sconvolto il Centro Sud Italia la notte del 24 agosto. Nei reparti del Gemelli, hub ospedaliero di riferimento del territorio della provincia di Rieti tra le più colpite dal sisma, sono state complessivamente 28 le persone assistite: di queste 10 sono entrate in codice rosso (tra cui due bambine di 12 e 7 anni) e 12 in codice giallo.
Finora sono 21 i feriti dimessi in buone condizioni generali, nella maggioranza di Amatrice e alcuni romani in villeggiatura nei centri colpiti dal sisma.
Accanto all’impegno dei medici senza sosta nelle ore successive al terremoto, c’è stata una vera gara di solidarietà presso il Centro Trasfusionale del Policlinico, dove oltre 100 persone hanno donato il sangue in sole 24 ore, manifestando così la propria vicinanza verso le vittime del terremoto.
"In questa situazione drammatica voglio ringraziare tutto il personale medico, sanitario, tecnico e amministrativo del Policlinico per l’opera senza sosta che tutti hanno prestato - ha dichiarato il Direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, Enrico Zampedri –. Questo tragico evento ha colpito umanamente tutti noi e vogliamo manifestare la nostra vicinanza alle popolazioni colpite attraverso il nostro massimo impegno. Colgo l'occasione per esprimere la nostra commossa solidarietà anche alle famiglie delle numerose vittime e dei feriti, che abbiamo accolto e sostenuto emotivamente anche attraverso l'opera di un team di psicologi”.
"Dalla Parola che abbiamo ascoltato possiamo ricavare consolazione e luce - ha detto Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica nell’omelia della Messa celebrata nella cappella San Giuseppe Moscati del Gemelli il 2 settembre in ricordo delle vittime del sisma - possiamo alzare lo sguardo e pensare a dove le persone scomparse sono ora. Possiamo sperare nella fede che siano accolte nel Regno del Padre, in un abbraccio non previsto, non atteso nella forma, ma un abbraccio infinito di Misericordia. In Dio nulla viene cancellato, soprattutto le relazioni umane che portano il germe dell’amore divino”.