L’Antartide? È dietro l’angolo I medici del Gemelli nella base al Polo Sud
A una prima lettura la domanda può sembrare una di quelle formulate dai bambini alle prese con i compiti di scuola elementare; la risposta è che il nostro Policlinico è vicino al continente Antartico molto più di quanto si possa immaginare.
I legami tra la nostra Università ed il Programma Nazionale Ricerche in Antartide (PNRA) (ora UTA: Unità Tecnica Antartide dell’ENEA) risalgono al 1997 quando il prof. Bruno Giardina partecipò ad un programma scientifico per condurre i suoi studi sulle emoglobine e sulla fisiologia del trasporto di ossigeno alle basse temperature. Successivamente, dal 2005, per garantire assistenza sanitaria ai ricercatori, parteciparono alle
spedizioni i dott. Salvatore Vagnoni e Michela Marzola dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione e dal 2012 il dott. Maurizio Foco dell’Istituto di Clinica Chirurgica. Medici particolarmente esperti in tecniche di soccorso sanitario in “ambienti estremi” e che hanno superato una scrupolosa valutazione psico-fisica da parte dell’Istituto Medico Legale dell’Aeronautica Militare; idonei, pertanto, a svolgere il proprio lavoro in un ambiente tra i più inospitali del pianeta per motivi climatici ed ambientali, il tutto a enormi distanze da qualsiasi struttura sanitaria. In queste condizioni anche una banale camminata sul ghiaccio può essere definita “ad alto rischio”. Non a caso l’emergenza più temuta, cioè il politrauma, è sempre dietro l’angolo.
All’interno della base è presente un’infermeria ben attrezzata per garantire misure di pronto soccorso e dotata di sala operatoria. Le linee guida prevedono, in caso di emergenza, che si cerchi comunque di trasferire il paziente in un centro qualificato dove possa ricevere i trattamenti più appropriati; ma questo significa organizzare un trasporto sanitario fino alla Nuova Zelanda, a più di 4000 km di distanza, con una sosta alla stazione americana di Mac Murdo per il cambio di aereo. Essere in Antartide significa essere esposti alle condizioni climatiche più dure del pianeta, non sempre compatibili con le attività di volo. Tutto ciò obbliga a preventivare, per un trasporto sanitario non meno di 12 ore nelle più favorevoli delle condizioni. I sanitari presenti nella base debbono, pertanto, nella maggior parte dei casi “farcela da soli”. Tuttavia, a volte, la natura delle lesioni da trattare travalica la loro competenza come, ad esempio, eventuali lesioni oculari o ortopediche. Si è quindi avvertita l’esigenza di avere a disposizione, 24 ore su 24, la possibilità di chiedere e ottenere una consulenza specialistica a distanza. È stata questa l’occasione per consolidare ulteriormente il legame tra il Policlinico e l’Antartide. Il 7 febbraio 2014 è stato siglato un accordo di collaborazione con l’ENEA che ha consentito di allestire presso il Centro di Rianimazione una postazione di Telemedicina, collegata con le basi italiane in Antartide, in grado di ricevere richieste di consulenze specialistiche. Compito dei medici di guardia in Rianimazione è valutare la richiesta di teleconsulto e chiamare lo specialista più idoneo a dare supporto al collega della base antartica. Il collegamento si è rivelato di fondamentale utilità specie per i medici che si sono succeduti nella base Italo-Francese di Concordia, localizzata sul plateau antartico con condizioni di temperatura anche inferiori a -80° C e in assenzadi luce, ad eccezione della aurore australi,nell’isolamento più totale e senza nessuna possibilitàdi evacuare un eventuale infortunato. Inqueste condizioni è facile intuire come il teleconsulto rappresenti l’unico mezzo di dare supporto medico specialistico qualificato, in alcune occasioni già rivelatosi fondamentale.
Tornando quindi alla domanda iniziale, si può tranquillamente affermare che, alla luce degli ultimi sviluppi, l’Antartide si è molto avvicinato al Policlinico Gemelli, molto più di quanto si possa a prima vista pensare, e la cosa può farci provare qualche brivido. ...Sarà forse il freddo?
1 - 2 - 3. La base Concordia, in Antartide 4. Maurizio Foco 5. Michela Marzola e Salvatore Vagnoni