In campo con droni e robot cingolati per imparare ad affrontare i disastri
L’articolo che segue è stato redatto dal prof. Daniele Gui (Direttore della U.O.C. di Chirurgia d’Urgenza del Gemelli). Con questa citazione, la redazione di Gemellinforma inaugura la possibilità di nominalizzare i contributi giornalistici pubblicati mese per mese: una strada che s’intraprende in via sperimentale, per creare un filo diretto fra le eccellenti professionalità del Policlinico, che per l’occasione si trovano a prestare la loro collaborazione anche sul versante dell’informazione, ed i nostri lettori.
Dal 13 al 15 aprile scorsi si è tenuta in Polonia una grande esercitazione sul campo - o “live”, come si usa dire - della risposta e del soccorso medico ad un grave disastro. L’esercitazione rappresenta una delle attività del Progetto Europeo EDEN, cui partecipa anche un gruppo di medici della Chirurgia d’Urgenza del Policlinico Gemelli, che è partner del Progetto.
EDEN si rivolge ai disastri cosiddetti CBRNe, che sono le iniziali dei principali pericoli di questo tipo: chimico da sostanze industriali (ricordiamo l’incidente di Seveso) o da atti terroristici; biologico, da germi o tossine; radio nucleare cioè da sostanze radioattive liberate nell’ambiente come polveri, gas o liquidi. La piccola “e” dopo la N indica appunto che non si tratta di esplosioni di bombe atomiche, ma al massimo di piccole esplosioni convenzionali, cui si associa la liberazione della sostanza radioattiva nell’ambiente.
Negli ultimi anni si è registrato un incremento di incidenti CBRNe accidentali o deliberati, i quali possono avere un grande impatto sulla salute dei cittadini e sulla società. Il Progetto EDEN, finanziato dall’Unione Europea, rappresenta uno sforzo collaborativo che coinvolge 36 Gruppi di studio di 15 Paesi dell’Unione per tre anni. Raccoglie end-users del soccorso (come Vigili del Fuoco, Polizia, Protezione Civile, 118 di vari Paesi), grandi aziende, Università, piccole e medie imprese e organizzazioni di ricerca e tecnologia. Esso punta a sviluppare la capacità di resilienza della società europea, non solo creando nuove tecnologie, ma anche esercitando le componenti del soccorso di varie nazioni ad integrarsi fra loro e coordinare le esistenti capacità e le competenze in un unico sforzo.
In Polonia, trecento chilometri a sud di Varsavia e duecento ad est di Cracovia, le città che noi italiani conosciamo meglio, nella placida serenità delle campagne piatte e dei lindi paesetti dove sembra che nulla di grave possa mai accadere, sono stati provati due scenari. Due “oscenità” nell’ambito della vita civile, se vogliamo, ma che costituiscono, purtroppo, un rischio cui dobbiamo prepararci. Un’automobile piena di esplosivi e di materiale radioattivo si è incendiata ed è esplosa davanti ai nostri occhi, in uno scenario di attacco terroristico di bomba “sporca”. Nel secondo, è stata simulata una fuoriuscita di materiale chimico e radioattivo da un laboratorio illegale, in un vecchio edificio scolastico abbandonato.
Gruppi antiterrorismo della Polizia polacca in tute a prova di ogni contaminazione sono intervenuti per mettere in sicurezza la zona, seguiti dai pompieri anch’essi bardati nei PPE (Personal Protective Equipment). Hanno soccorso feriti che sono stati decontaminati in appositi impianti di docce e poi trasferiti sulle ambulanze accorse. Un piccolo robot cingolato è stato mandato ad esplorare dove maggiore era il pericolo ed a riportare materiale da esaminare con analizzatori portatili ultrarapidi frutto della ricerca dei partner. Dall’alto, i droni, prodotti da una delle aziende che fanno parte del Progetto, sorvegliavano la zona inviando immagini e dati alla centrale operativa insediatasi immediatamente nelle vicinanze. Nei computer della centrale operativa giravano a pieno ritmo i software preparati dal Progetto, che in un immenso sforzo matematico e cibernetico cercano di simulare tutti gli scenari possibili conseguenti ad ogni possibile mossa dei decisori, per aiutarli a scegliere il meglio.
Poi, spenti i motori, i sensori e i computer, ci siamo seduti tutti a discutere ed analizzare come si possa fare ancora meglio, dove l’Europa di cui siamo tutti cittadini si aspetta che progrediamo nella resilienza al pericolo. E ci siamo dati appuntamento in altre demo, una anche nel nostro Policlinico nella primavera del 2016, quando proveremo la reazione del DEA di un grande Ospedale all’arrivo improvviso di decine di contaminati in un evento “chimico”. Sempre sperando che non capiti mai.