Il controllo della glicemia diventa sempre più high tech

Nell’ultima revisione delle linee guida congiunte della Società Italiana di Diabetologia (SID) e dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), coordinata dal professor Andrea Giaccari, si raccomanda di estendere il monitoraggio in continuo della glicemia (mediante gluco-sensori) a tutte le persone con diabete di tipo 2 in trattamento insulinico (basale, o basal-bolus) e a tutti quelli non in terapia insulinica che non riescono a centrare gli obiettivi terapeutici.
Quando si parla di diabete, molto spesso la narrazione iconografica d’accompagnamento è quella di una persona intenta a controllarsi la glicemia da sangue capillare, con la puntura al dito, per esaminare la gocciolina di sangue sullo strumento leggi-glicemia (il gluco-refrattometro). Ma con l’arrivo dei moderni glucosensori che consentono il monitoraggio ‘flash’ o in continuo dei livelli di glucosio, tutto questo potrebbe presto scomparire, per far posto all’innovazione. A tutto vantaggio della qualità di vita, ma anche del compenso glicemico, che migliora nettamente quando il controllo della glicemia avviene con questi strumenti.
E l’argomento è stato di recente oggetto di revisione nelle Linee guida congiunte della Società Italiana di Diabetologia (SID) e dell’Associazione dei Medici Diabetologi (AMD) ‘La terapia del Diabete Mellito di Tipo 2’.
“Alle domande ‘nei pazienti con diabete di tipo 2 in terapia insulinica basale o basal-bolus (insulina basale e tre somministrazioni di insulina ‘pronta’ ai pasti principali), è preferibile il monitoraggio in continuo del glucosio sottocutaneo o il monitoraggio tradizionale della glicemia capillare? E nei pazienti con diabete di tipo 2 non in terapia insulinica?’ Abbiamo risposto: si, si raccomanda il monitoraggio glicemico in continuo nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 in trattamento insulinico, sia con sola insulina basale che in basal-bolus, ma anche nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 in trattamento farmacologico non insulinico, soprattutto in pazienti con emoglobina glicata ≥ 7 % (cioè non a target) – spiega il Coordinatore delle Linee Guida, il professor Andrea Giaccari, Associato di Endocrinologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, responsabile Centro per le Malattie Endocrine e Metaboliche e Coordinatore Team Diabete Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS”.
“Benché ci siano pochi trial clinici randomizzati che hanno messo a confronto il monitoraggio glicemico in continuo (attraverso i sensori di glicemia) e la valutazione della glicemia da sangue capillare, nei pazienti trattati con insulina solo in regime basale o secondo schema basal-bolus, come anche nei pazienti in trattamento non insulinico che non raggiungono il target terapeutico (cioè con emoglobina glicata >7%), i risultati evidenziano una riduzione significativa dell’emoglobina glicata ed un aumento significativo del Time In Range (TIR, cioè una metrica di controllo glicemico che valuta la percentuale di tempo della giornata, trascorso dal paziente all’interno di un intervallo di glicemia, da 70 a 180 mg/dl) nei soggetti sottoposti a monitoraggio continuo. Sia l’emoglobina glicata che il TIR rappresentano obiettivi di trattamento fondamentali. Anche l’American Diabetes Association (ADA) quest’anno ha aggiornato le proprie linee guida, inserendo queste raccomandazioni”.
“Anche la costo-efficacia del monitoraggio continuo della glicemia è favorevole – conclude il professor Giaccari -. Non a caso il Ministero ci ha ‘anticipato’ inserendo nei nuovi LEA una nuova prestazione (la 99.99.2) dedicata al monitoraggio dinamico della glicemia (‘Holter glicemico’) in esenzione in chi ha il diabete (013.250). È chiaro che implementare in modo capillare queste nuove raccomandazioni richiederà tempo e imporrà una riflessione congiunta tra Società Scientifiche e Regioni rispetto ai problemi economici e organizzativi”.
“Gli studi raccolti dal Panel delle Linee guida” commenta la professoressa Raffaella Buzzetti, Ordinario di Endocrinologia della Sapienza e Presidente della Società Italiana di Diabetologia” dimostrano che l’uso della tecnologia nei pazienti con diabete di tipo 2 ha una efficacia praticamente simile all’aggiunta di un farmaco, ma senza aggiungere farmaci”.
“L’efficacia nelle persone con diabete in terapia con insulina” rafforza Basilio Pintaudi, diabetologo del Niguarda di Milano, coordinatore delle Linee Guida sul diabete tipo 1 e membro del Panel di quelle sul tipo 2, “era attesa. L’esatta conoscenza della glicemia e del suo andamento permette di regolare meglio le quantità di insulina e, quindi, di raggiungere risultati più ambiziosi. Anche in chi fa la sola insulina basale”
“In effetti i risultati nelle persone con diabete tipo 2 senza insulina sono molto importanti” conclude Giaccari, “in questo caso non deve essere modulata la terapia, ma il proprio stile di vita. In pratica, uno strumento estremamente efficace nel vedere subito gli esiti dei propri comportamenti sulla glicemia. E, quindi, un modo per capire come modificarli”.
Maria Rita Montebelli











