Giornata Mondiale della Trombosi. Una patologia diffusa ma ancora poco conosciuta
Far luce sull’enorme impatto delle patologie tromboemboliche e continuare a studiare protocolli di prevenzione per proteggere la popolazione da queste malattie, che interessano persone di ogni età, sesso ed etnia. Fare awaress è appunto l’obiettivo della giornata mondiale dedicata a queste malattie che si celebra ogni anno il 13 ottobre. E il Gemelli fa la sua parte, con il “Gemelli Thrombosis Day” un evento formativo, in forma di webinar, giunto alla seconda edizione e organizzato dal professor Valerio De Stefano, Direttore della UOC Servizio e Day Hospital di Ematologia di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Malattie del Sangue dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e dal professor Roberto Pola, Responsabile del Percorso per la Gestione Peri-Operatoria della Trombosi Venosa Profonda del Policlinico Gemelli, Associato di Medicina Interna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
“Il World Thrombosis Day – afferma il professor De Stefano - è una iniziativa della International Society on Thrombosis and Hemostasis (ISTH) per sensibilizzare non solo l’opinione pubblica, ma anche i decisori politici sulla problematica del tromboembolismo venoso. L’incidenza annua di trombosi venosa o embolia polmonare nella popolazione generale è di 1 su 1000 abitanti. La mortalità cardiovascolare si colloca al primo posto tra le cause di morte e il tromboembolismo venoso contribuisce per circa il 25%. Questa problematica è diventata molto popolare durante la pandemia da Covid-19, il più delle volte in termini sensazionalistici, ma in realtà circa il 60% della popolazione non ha ben chiaro in cosa consista il tromboembolismo venoso, né quali siano i fattori di rischio. A livello sanitario pubblico la situazione non sembra migliore: il programma europeo per la salute EU4Health 2021-2027 si pone come obiettivo primario il controllo del cancro e nell’agenda non sono evidenziate particolari iniziative per il controllo delle malattie circolatorie o in particolare del tromboembolismo venoso. Andrebbe in realtà considerato che le misure di prevenzione primaria e secondaria presenterebbero un profilo di efficacia molto elevato se attuate, con costi molto contenuti rispetto ai fondi stanziati per la cura del cancro.”
“Nell’ambito di uno sforzo di ottimizzazione della prevenzione e cura di tale patologia – prosegue il professor De Stefano - al Policlinico Gemelli opera un gruppo di lavoro multidisciplinare per il miglioramento della cura del tromboembolismo venoso, con focus sulla profilassi e trattamento della trombosi postoperatoria, della trombosi paraneoplastica, e delle trombosi del circolo venoso addominale, rare ma ad alto rischio. In occasione del World Thrombosis Day vengono riportati alcuni aggiornamenti su tale attività”.
Il “Gemelli Thrombosis Day” è organizzato con il patrocinio della Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi (SISET) e della Società italiana di Angiologia e Patologia Vascolare (SIAPAV). Nel corso del webinar presentate le attività di questi tre diversi gruppi di lavoro e ambulatori del Policlinico, dedicati a setting di pazienti particolari. Il primo riguarda il Gemelli Thrombotic Score in Ortopedia e Neurochirurgia. La seconda sessione affronta la gestione del trombo-embolismo venoso (TEV) nel paziente oncologico. Infine l’ultima parte dell’incontro è dedicata al Gemelli Epato-TEV, un ambulatorio dedicato ai pazienti epatopatici.
“Il Gemelli Thrombotic Score – spiega il professor Pola - è un calcolatore che valuta il rischio di pazienti sottoposti ad interventi chirurgici ortopedici e neurochirurgici per decidere se hanno bisogno di profilassi anti-trombotica peri-operatoria, tenendo conto anche del rischio emorragico del paziente e viene a colmare un gap importante. Perché mentre esistono protocolli di profilassi anti-trombotica per gli interventi di chirurgia ortopedica maggiore (protesi d’anca e di ginocchio), molto meno standardizzati sono i protocolli per quelli di chirurgia cosiddetta ‘minore’ (artroscopie, interventi su caviglia, ginocchio non protesici). Anche la neurochirurgia è un campo molto delicato per il rischio di emorragia cerebrale in questi pazienti operati al cervello”.
“L’Onco-TEV affronta invece la problematica del rischio trombo-embolico nel paziente oncologico che – ricorda il professor Pola - ha in media un rischio 4 volte superiore alla popolazione generale di sviluppare questa complicanza, rischio che può arrivare fino a 10 volte in corso di chemioterapia. Esiste un calcolatore di rischio (score di Khorana) al quale tutti i pazienti sottoposti a chemioterapia dovrebbero essere sottoposti per indagare il loro rischio tromboembolico. In questi pazienti insomma sarebbe opportuno stabilire un percorso per l’ottimizzazione della profilassi, la diagnosi e la terapia del TEV associato ai tumori.”
“L’Epato-TEV infine è un ambulatorio multidisciplinare (epatologo, esperto di trombosi, ematologo) dedicato ai pazienti con cirrosi e problematiche del fegato che possono avere una riduzione del numero di piastrine e alterazioni della coagulazione. È importante sapere – conclude il professor Pola - che anche loro possono andare incontro a trombosi (per esempio della vena porta) e stabilire un protocollo di cura appropriato”.
I numeri della malattia tromboembolica
Ogni anno nel mondo vengono diagnosticate 10 milioni di tromboembolie e in Europa si registrano ogni anno mezzo milione di decessi a causa della trombosi. Il tromboembolismo venoso si può verificare a qualsiasi età, ma sono particolarmente a rischio alcune categorie di persone, quali quelle ricoverate in ospedale (i pazienti chirurgici, quelli oncologici, soprattutto in corso di chemioterapia, i pazienti allettati), le persone con obesità, i fumatori. A rischio anche le donne perché l’uso di contraccettivi, la gravidanza e il puerperio sono associati ad un aumento del rischio. Infine, ci sono i pazienti con alterazioni genetiche della coagulazione che li espongono ad aumentato rischio trombotico.
1 persona su 4 nel mondo muore per patologie correlate alla trombosi.
In Europa si registrano 1.500 decessi al giorno legati a queste patologie.
La tromboembolia polmonare è la 3° causa più comune di malattia cardiovascolare, dopo le sindromi coronariche acute e l’ictus.
Il 60% degli eventi trombotici si verifica durante o dopo un ricovero ospedaliero.
Maria Rita Montebelli