Due magneti per un dotto biliare: successo per eccezionale intervento eseguito al Gemelli
La riapertura con un metodo innovativo del dotto biliare di un paziente in una condizione clinica molto difficile, già sottoposto a due trapianti di fegato. È questo l’eccezionale intervento (prima volta in Europa e in America), eseguito tra l’altro in piena emergenza Covid-19, effettuato con successo da una équipe multidisciplinare di endoscopisti e radiologi interventisti della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS coordinata dal professor Guido Costamagna. Il passaggio della bile, chiuso da una cicatrice invalicabile, è stato riaperto dalla forza di due piccoli magneti, che attraendosi l’un l’altro hanno ristabilito la continuità del dotto. L’intervento urgente e mini-invasivo di ricanalizzazione di una stenosi (restringimento) ‘invalicabile’ è lo straordinario traguardo clinico raggiunto nonostante, come accennato, l’emergenza Coronavirus. Nel trapianto di fegato la via biliare del donatore viene suturata a quella del ricevente (anastomosi): il restringimento di questa zona suturata è la complicanza più frequente (oltre il 10%) e avviene per un eccesso di cicatrizzazione. Dopo l’insuccesso nel superamento della ‘stenosi dell’anastomosi biliare’ con metodi endoscopici e radiologici “convenzionali”, l’équipe multidisciplinare guidata dal professor Guido Costamagna, Ordinario di Chirurgia Generale all’Università Cattolica e direttore dell’Unità Operativa di Endoscopia Digestiva Chirurgica del Gemelli, ha posizionato nelle vie biliari, a monte e a valle della stenosi, due piccoli magneti: quello inferiore tramite endoscopia e quello superiore attraverso il fegato, dopo puntura delle vie biliari dalla cute, in contemporanea. I due magneti, attraendosi, hanno determinato, in un paio di settimane, la riapertura (ricanalizzazione) del tratto biliare completamente occluso per compressione del tessuto cicatriziale, permettendo la successiva inserzione di protesi di plastica multiple per mantenere aperto il canale. Ciò ha permesso la risoluzione della patologia che avrebbe richiesto altrimenti un complesso e rischioso, ennesimo intervento chirurgico. Pochi interventi simili sono stati eseguiti in Cina, Giappone, Corea e Turchia; si tratta quindi del primo intervento di questo tipo eseguito con successo in Europa e America grazie a metodiche innovative, peraltro ai tempi di Covid-19. La pandemia da virus SARS-Cov2 ha determinato profondi mutamenti anche nell’attività clinica dell’Endoscopia Digestiva del Gemelli, struttura ad altissima specializzazione e centro di riferimento nazionale e internazionale, in grado di eseguire oltre 22.000 prestazioni all’anno. “In questo periodo di emergenza sanitaria – ha spiegato il professor Costamagna - l’attività si è limitata alle urgenze e ai casi non procrastinabili, in particolare per i pazienti oncologici. Sono state allestite due sale endoscopiche, una al Gemelli e l’altra nel Columbus Covid 2 Hospital esclusivamente dedicate a pazienti affetti da Coronavirus, trattati garantendo al massimo tutte le misure precauzionali sia di protezione individuale del personale, sia di sanificazione e disinfezione delle sale e delle strumentazioni”. Un’attenzione e una cautela che sono stati sottolineati con forza anche dall’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. “Il Servizio sanitario del Lazio non si ferma davanti all'emergenza COVID-19 e voglio ringraziare il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS per l'eccezionale intervento effettuato utilizzando un metodo innovativo. È stato infatti possibile riaprire il dotto biliare di un paziente con una condizione clinica complessa e già sottoposto a trapianto di fegato. Voglio ringraziare l’equipe multidisciplinare guidata dal prof. Guido Costamagna – ha concluso D’Amato – che ha portato a termine l’intervento, primo nel suo genere in Europa”. Da notare che anche i percorsi, i criteri di selezione dei pazienti e tutte le procedure di accettazione e di dimissione dal Centro di Endoscopia Digestiva Chirurgica “sono state rimodulate in funzione del rischio di diffusione virale. Insomma – ha concluso Costamagna - stiamo imparando ad agire, a muoverci e a pensare in maniera diversa per garantire ancora di più a tutti i pazienti il meglio delle cure nella massima sicurezza”.