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Gemelli e Fondazione AVSI insieme in Siria sosterranno tre ospedali, ad Aleppo e a Damasco

27 February 2017

La Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli partecipa quale partner scientifico e sanitario al progetto “Ospedali Aperti” in Siria, ideato e sviluppato da Fondazione AVSI per volontà del Nunzio Apostolico, Card. Mario Zenari, per dare risposte concrete alla crisi umanitaria della popolazione stremata dalla guerra. 

L’iniziativa è stata presentata giovedì 16 febbraio nella Hall del Policlinico, con gli interventi di Giovanni Raimondi, Presidente della Fondazione Gemelli, mons. Giampietro Dal Toso, Segretario Delegato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Rocco Bellantone, Direttore Chirurgia Endocrina e Metabolica, Fondazione Gemelli e Preside Facoltà di Medicina e chirurgia Università Cattolica, Giampaolo Silvestri, segretario Generale di Fondazione AVSI e, in collegamento audio-video con Damasco, il Cardinale Zenari e Joseph Fares, primario dell’ospedale italiano della capitale siriana. La presentazione è stata  moderata dal giornalista e conduttore Rai Franco Di Mare.

L’intervento della Fondazione Gemelli si svilupperà sia attraverso lo stanziamento diretto di fondi, sia attraverso iniziative di formazione e aggiornamento del personale sanitario siriano e di cura della popolazione. “In Siria si è consumata una tragedia umana di proporzioni epocali – ha evidenziato il Presidente della Fondazione, Raimondi -: restiamo tenacemente appassionati al bisogno delle persone, da una grande tragedia che distrugge il tessuto civile, economico e strutturale si esce con piccoli gesti concreti. E la ricostruzione di condizioni di minima assistenza sanitaria è uno dei passi fondamentali. La ricostruzione del tessuto umano e sanitario in quel Paese non può essere soltanto uno slogan:va affrontata con un impegno concreto. E la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli si è sentita subito e senza esitazione coinvolta in questo progetto”, ha concluso Raimondi. L’iniziativa umanitaria è importante, concreta e impegnativa per alleviare le sofferenze della popolazione siriana martoriata dalla guerra, soprattutto quella più vulnerabile, che arriva come risposta all'accorato appello del Cardinale Zenari, raccolto dall’allora Pontificio Consiglio Cor Unum (confluito oggi nel nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale), a tutela della popolazione locale stremata dal conflitto.

L’intervento si concretizzerà attraverso il sostegno a tre ospedali cattolici, uno di Aleppo e due di Damasco, andando a rappresentare il cuore della grande opera di carità in cui sarà impegnata per il 2017 la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, che, su invito della Fondazione AVSI, sarà l’unico partner scientifico e sanitario di “Ospedali Aperti” in Siria.

“Oggi manifestiamo la nostra capacità di dare e di essere vicino a chi sta molto male e sta soffrendo – ha detto Di Mare introducendo gli intervenuti -. Il Gemelli è uno degli ospedali più grandi d'Italia, non solo per la qualità dell'assistenza, ma anche per l’empatia verso i suoi pazienti”.

Nello spirito del Giubileo della Misericordia, a un anno dall’istituzione del Fondo Carità, con cui si stanno offrendo risposte rapide e dirette ai bisogni di persone che vivono in condizioni di  fragilità esistenziale conosciute durante il ricovero ospedaliero, la Fondazione Gemelli esprime in modo tangibile l’invito di Papa Francesco a tenere sempre aperte le porte della Carità e allarga il suo sguardo al mondo, contribuendo a dare risposte alla crisi umanitaria in Siria.

Il contesto nel quale si inserisce l’iniziativa è davvero travagliato e difficile. La crisi siriana non conosce fine, con 13,5 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti e 11,5 milioni che non hanno accesso alle cure sanitarie (2.237.750 solo ad Aleppo, 1066.261 a Damasco), per il 40% bambini.

A causa della crisi, l’aspettativa di vita si è ridotta in Siria di circa 15 e 10 anni rispettivamente per uomini e donne.

In particolare la crisi sanitaria si configura con una condizione fatiscente delle strutture sanitarie che sono state spesso bersaglio dei bombardamenti aerei. Da oltre due mesi al Saint Louis di Aleppo manca l’acqua potabile, da cinque la struttura è alimentata a gasolio che spesso non basta o è troppo costoso.

E non è tutto, la situazione è drammatica anche per la carenza di personale qualificato, la mancanza di medicine, la difficoltà a mantenere in funzione le apparecchiature mediche, la carenza di contributi statali per rispondere ai bisogni di salute dei più poveri che non possono permettersi le cure di cui hanno bisogno.

“Esprimo l'enorme gratitudine per essere stati coinvolti in questa iniziativa, sia come Facoltà sia come persone – ha commentato il Preside Bellantone -. Cerchiamo da sempre di stare vicino a chi soffre, ma la medicina moderna rischia di curare sempre meglio le malattie e sempre meno bene l’uomo. Ora saremo a contatto con la sofferenza vera e più grande. L'aiuto economico è fondamentale, ma in un territorio dove gli operatori sono rimasti in pochi e spesso da formare cercheremo di stare accanto anche in questo senso ai colleghi in Siria”.

Il progetto “Ospedali Aperti”, voluto e promosso dal Card. Zenari, in collaborazione con Mons. Dal Toso, è condotto dalla Fondazione AVSI, ONG che da 45 anni realizza progetti di sviluppo in 30 Paesi diversi.

A fronte di un’enorme emergenza sanitaria, questa iniziativa in Siria si propone di fornire prestazioni mediche gratuite alle persone più vulnerabili, vittime della guerra e di raccoglierei fondi necessari a coprire i costi delle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali sostenuti dagli ospedali coinvolti. La partecipazione della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, che provvederà alla fornitura gratuita delle prestazioni, sarà garantita da un basket fund alla cui creazione la Fondazione partecipa sia in forma diretta sia indirettamente attraverso l’attrazione di nuovi donatori.

La Fondazione si occuperà anche della formazione del personale degli ospedali siriani attraverso sessioni formative e training che avranno luogo in ospedali di Beirut, in Libano.

Come contribuire al Progetto “Ospedali Aperti” in Siria

Il progetto “Ospedali Aperti” in Siria può essere sostenuto anche individualmente con una donazione attraverso il sito della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli

donaora.policlinicogemelli.it/donaora

e con quello della Fondazione AVSI

donazioni.avsi.org/progetto/siriaospedali/

La mancanza di cure uccide più delle bombe Per la Siria la risposta è “Ospedali Aperti” 

In Siria è in corso dal 2011 un conflitto che ha provocato quella che l’UNHCR, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha definito “la più grande crisi umanitaria della nostra era”.

L’agenzia dell’Onu ha stimato che i siriani coinvolti dall’emergenza umanitaria siano ormai 13,5 milioni, 6 milioni dei quali sono bambini. Gran parte di loro, quasi 9 milioni di persone, vive in condizione di insicurezza alimentare, senza adeguato accesso a un’alimentazione anche soltanto basilare.

Dopo quasi sei anni di guerra, il sistema sanitario siriano è al collasso. Le stime più recenti dell’agenzia dell’Onu OCHA parlano di 11,5 milioni di persone che non hanno accesso alle cure sanitarie. E il 40% sono bambini, ovvero quattro milioni e mezzo di minori. Solo ad Aleppo sono oltre 2,2 milioni le persone senza possibilità di accedere alle cure mediche, mentre circa un milione sono nella stessa condizione nella capitale Damasco.

Le infrastrutture sanitarie ancora in funzione versano in condizioni drammatiche, anche a causa delle difficoltà di accesso alle forniture di elettricità, carburante e acqua potabile, e devono fare i conti con l’ormai cronica carenza di risorse umane e materiali. Si stima che il 58% degli ospedali pubblici e il 49% dei centri sanitari pubblici siano chiusi oppure solo parzialmente funzionanti e che più di 658 persone che lavoravano in queste strutture siano rimaste uccise dall’inizio della crisi.

A causa dell’emigrazione massiccia che ha coinvolto la popolazione siriana in questi anni, il numero di specialisti rimasti negli ospedali è oggi insufficiente a far fronte alle richieste di cura. Secondo alcune stime, è ancora attivo nel Paese solo il 45% del personale sanitario che lavorava in Siria prima dell’inizio della crisi. La mancanza di ostetriche, per citare solo un esempio tra i tanti, è un risvolto drammatico di questa emergenza sanitaria: si contano circa 300.000 donne incinte oggi in Siria non in grado di ricevere cure adeguate.

Molte industrie farmaceutiche e centri di stoccaggio per le medicine sono stati distrutti e le infrastrutture non colpite hanno tuttavia smesso di funzionare con regolarità a causa della grave carenza di risorse umane specializzate e di materie prime. La mancanza di medicinali e di apparecchiature mediche funzionanti colpisce tutte le fasce di popolazione, e in particolare mette a rischio la salute, e in alcuni casi la vita, delle persone affette da malattie croniche, che hanno bisogno di terapie continue. La speranza di vita in Siria si è drasticamente ridotta di 15 anni per gli uomini e di 10 per le donne.

Le sanzioni alla Siria non fanno che aggravare lo stato delle cose. Le limitazioni non riguarderebbero formalmente gli aiuti umanitari, ma di fatto l’embargo complica l’importazione di medicinali e di pezzi di ricambio per i macchinari medici. Dato il double use (sanitario e militare) che potrebbero avere, vengono bloccati.

La carenza di contributi economici, sia statali che privati, rende quasi impossibile per gli ospedali rispondere adeguatamente ai bisogni di tutta la popolazione.

La fascia di popolazione più povera è la più colpita, perché non in grado di sostenere le spese per le cure mediche.

Le gravi condizioni in cui si trovano i servizi sanitari di base, la difficoltà di accesso all’acqua, all’energia e ai servizi igienici rendono elevata la possibilità dello scoppio di epidemie legate all’acqua.

Fondazione AVSI a settembre ha scelto di sostenere economicamente le attività di tre ospedali cattolici siriani, due a Damasco e uno ad Aleppo, rispondendo a un appello del cardinal Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria.

I tre ospedali sostenuti in Siria sono l’ospedale Italiano e il St. Louis a Damasco, l’ospedale St. Louis di Aleppo, strutture individuate in virtù della loro capacità di offrire servizi di alto livello e in tutte le specializzazioni mediche.

Attualmente sono strutture che dispensano servizi pari a meno della metà delle loro potenzialità, a fronte di un bisogno sempre crescente da parte della popolazione delle due città.

Il progetto di AVSI punta a potenziare le attività delle strutture fino al 90% delle loro capacità, quindi agevolando l’accesso della popolazione alle cure sanitarie e assicurando ai pazienti più indigenti cure ospedaliere e ambulatoriali gratuite.

Il Progetto "Ospedali Aperti" – Obiettivi e cifre

Obiettivo generale: Supporto al miglioramento delle condizioni psico-fisiche delle popolazioni più vulnerabili di Aleppo e Damasco attraverso la facilitazione di accesso alle cure sanitarie fornite dagli ospedali privati coinvolti.

Obiettivi specifici: 1) miglioramento quantitativo e qualitativo delle cure fornite alle persone vulnerabili da parte degli ospedali coinvolti; 2) miglioramento delle condizioni strutturali degli ospedali coinvolti.

Risultati attesi e attività:

– Pazienti identificati come “poveri” ricevono gratuitamente prestazioni per cure ospedaliere e ambulatoriali;

– Il tasso di occupazione di posti letto è aumentato fino al 90%;

– Gli ospedali avviano attività innovative in risposta a bisogni emergenti;

– È operativo un Bureau Social – Ufficio Sociale incaricato di certificare lo stato di povertà delle persone che richiedono le cure, sulla base di criteri di vulnerabilità stabiliti a inizio progetto;

– Gli ospedali beneficiano di un adeguamento tecnologico e informatico giustificato dall’incremento atteso di attività;

– Iniziative di formazione sono offerte al personale, in particolare per consentire l’avvio delle attività innovative;

– Gli ospedali si dotano di un sistema di video-monitoraggio diffuso e a copertura totale al fine di migliorare le condizioni di sicurezza della struttura.

Beneficiari: 42.815 posti letto per i poveri, all’anno

Partner: Ospedale Saint Louis di Aleppo, Ospedale Francese di Damasco, Ospedale Italiano di Damasco, patriarcato Melchita Siria, Fondazione Policlinico Universitario Gemelli

Durata: 3 anni

L’incontro e il messaggio del ministro Alfano

Martedì 15 febbraio, alla vigilia della presentazione di “Siria. Ospedali Aperti”, il presidente della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, Giovanni Raimondi ha presentato il progetto al ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, reduce da un incontro con  l'Inviato Speciale delle Nazioni Unite, Staffan De Mistura, al centro del quale c’è stata proprio la crisi siriana. “Ho espresso a de Mistura – ha affermato il ministro – la nostra preoccupazione per gli allarmanti numeri della crisi siriana: 350 mila morti, 1 milione di feriti, 5 milioni di rifugiati e 6 milioni di sfollati all'interno del Paese. Si tratta di un'emergenza umanitaria che non può più attendere. Il progetto della Fondazione Gemelli e dell'AVSI  è una prima importante risposta in questa direzione”, ha concluso Alfano, a termine dell'incontro con il presidente Raimondi. Alla presentazione del Progetto, il ministro, impossibilitato a partecipare per un precedente impegno istituzionale, ha inviata a Gemelli e AVSI il messaggio di seguito riportato:

“L’opera, in Siria, della Fondazione Gemelli e della Fondazione AVSI, ispirata dal Cardinale Zenari e da Monsignor Dal Toso, è una luce splendente in una crisi buia, che riguarda l'intera umanità. I numeri della tragedia sono gravissimi: 350 mila morti, 1 milione di feriti, 5 milioni di rifugiati e 6 milioni di sfollati. Il dolore dei siriani è anche il nostro dolore. Con orrore abbiamo assistito a una disu-mana ferocia verso strutture sanitarie, medici, infermieri, feriti e loro familiari. Siamo rimasti colpiti da questa pratica, come strumento di guerra, contro ogni norma internazionale, e contro ogni morale. L’Italia ha condannato queste barbarità ad alta voce. L’iniziativa ‘Ospedali Aperti’ è una straordinaria risposta dell’opera di bene e della sua forza vitale rispetto a qualsiasi avversità. Quest’anno l’Italia è membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la nostra diplomazia sta dedicando grandi energie per promuovere la pace in Siria. Ieri ho incontrato alla Farnesina l’Inviato Speciale ONU per la Siria, Staffan de Mistura, in vista dei negoziati a Ginevra alla fine di questo mese. Domani (17 febbraio per chi legge, n.d.r.) sarò in missione a Bonn per una riunione ministeriale sempre sulla Siria. Dall’inizio del conflitto, la cooperazione Italiana ha destinato alla crisi umanitaria siriana aiuti di emergenza per oltre 120 milioni di euro, sia a favore della popolazione sfollata all’interno del Paese, sia per sostenere gli sforzi dei Paesi di accoglienza dei rifugiati (Libano, Giordania, Iraq e Turchia). Stiamo realizzando diversi progetti anche con AVSI, grazie all’eccellente collaborazione che abbiamo sviluppato negli anni, in Siria e in tanti altri Paesi prioritari. Alla Conferenza dei donatori di Londra del febbraio 2016, l’Italia ha risposto all’appello per la Siria con un impegno triennale di ulteriori 400 milioni di dollari, collocandosi fra i primissimi donatori europei. Oggi lavoriamo per rispettare questo impegno. Ma l’esperienza ci insegna che raccogliere fondi non è di per sé sufficiente se l’aiuto umanitario non raggiunge tutte le persone in stato di bisogno. Se il compito della diplomazia è di creare le condizioni per la pace, quello della cooperazione è infatti di raggiungere le persone più fragili e vulnerabili. Per questa ragione, l’iniziativa della Fondazione Gemelli e della Fondazione AVSI, grazie alla lungimiranza del Cardinale Zenari e di Monsignor Dal Toso, è fondamentale. Sono sicuro che ‘Ospedali Aperti’ allevierà le sofferenze di tanti siriani feriti e farà così onore all’Italia. Vi auguro di cuore ogni successo”.

Angelino Alfano

L’impegno del Gemelli per sovvenire alle necessità sanitarie e assistenziali del popolo siriano 

In occasione della presentazione del Progetto “Siria.?Ospedali Aperti”, il Presidente della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Giovanni Raimondi ha fatto il punto sul senso della partecipazione all’iniziativa umanitaria, ringraziando tutti gli intervenuti. Questo il testo integrale dell’intervento. 

“Quando gli amici dell’avsi ci hanno parlato di questa iniziativa, ideata insieme al Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, subito ci siamo sentiti convintamente coinvolti. E quando abbiamo avuto modo di incontrare il Nunzio Cardinale Zenari – ispiratore di questo progetto e a cui voglio esprimere un ringraziamento di cuore per la sua testimonianza sul campo – sin dalle prime parole e dai suoi racconti ci è risultato chiaro che l’idea di sovvenire alle necessità sanitarie e assistenziali del popolo siriano in questa grande emergenza era un impegno cui dovevamo rispondere senza se e senza ma. La partecipazione che la Fondazione Policlinico Gemelli mette in termini di risorse economiche  e di disponibilità di tempo dei nostri professionisti è davvero ben poca cosa di fronte all’immane sacrificio cui è sottoposta la popolazione siriana. In Siria si è consumata in questi anni una tragedia umana di proporzioni epocali. Purtroppo sempre più spesso la nostra sensibilità di occidentali comodi rimane sorda al grido di dolore delle persone travolte dalle barbarie ed dalla distruzione; e neanche ci rendiamo conto che sulla pelle di popolazioni inermi si sta combattendo anche una scontro dai risvolti geo-politici ben più grande dei limitati confini della regione. Consapevoli di tutto questo restiamo tenacemente appassionati al bisogno delle persone, che è la realtà con cui in fondo ci confrontiamo ogni giorno anche qui nel nostro Policlinico. Da una grande tragedia che azzera tutto, che distrugge il tessuto civile, economico, strutturale si esce piano piano con piccoli passi

, con piccoli segni, con piccoli gesti concreti. La ricostruzione di questo tessuto umano e sociale lacerato non può essere solo uno slogan o un programma per conferenze, ma richiede un percorso da fare con tenacia passo dopo passo. E la ricostituzione di condizioni di minima assistenza sanitaria, di minima vivibilità è uno dei passi fondamentali. 

La Fondazione Gemelli ha voluto essere in questo progetto – che devo dire ha riscosso un convinto sostegno da parte di tutti al nostro interno – non solo,  diciamo così, per naturale afferenza tecnica, ma perché è anzitutto un modo per tenere desto in noi il senso della nostra missione e del nostro scopo. Una missione che, partendo dalla rivitalizzazione dei tre ospedali cattolici, è chiaramente aperta ai bisogni di tutti, indipendentemente da ogni credenza. Curare gli infermi, sovvenire al loro bisogno primario di una assistenza degna, non è solo un’opera di misericordia corporale, il cui valore ci è stato ben risvegliato con l’anno giubilare, ma è in fondo fare del bene a se stessi. Tenere occhio e impegno vero, aperto ai bisogni anche di chi è lontano da noi, aiuta anche noi a fare meglio il nostro lavoro qui al servizio di chi ci è più prossimo”.

 

 

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