Vite Extra-ordinarie: al MediCinema le riflessioni sulla disabilità raccontata dai film
“La disabilità non è una scelta, la nostra attitudine sì”: questa espressione è alla base della rassegna cinematografica di sette film, intitolata “Vite extra-ordinarie”, che è partita il 12 febbraio con la proiezione del capolavoro di David Lynch “The Elephant Man” presso la Sala MediCinema al Policlinico A. Gemelli e si concluderà a maggio, con un ciclo di sette pellicole. La rassegna è promossa dal Centro di Ateneo per la Vita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed è nata da un’idea del Centro di Malattie Rare e Difetti congeniti della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma.
La serie prevede i film “Inside I’m Dancing” di Daniel O’Donnell, “Basta guardare il cielo” di Peter Chelsom, “Qualcosa di buono” di George C. Wolfe, “Misure straordinarie di Tom Vaughan (tutti già proiettati al momento in cui questa edizione va in stampa), “Ottavo giorno” di Jaco van Dormael (16 aprile), “Il mio piede sinistro” di Jim Sheridan (7 maggio).
Ogni film tratta una condizione legata alla disabilità, presentata, per gli aspetti clinici, da un esperto. Il format degli incontri prevede che al termine della proiezione segua una riflessione sull’aspetto umano, relazionale e sociale della trama, curata da un neuropsichiatra infantile esperto di problematiche relazionali e da un’esperta di problematiche sociali. Ciò consente di delineare, nel corso degli incontri, le caratteristiche cliniche di alcune malattie rare, ma non solo: sindrome di Proteus, Distrofia muscolare di Duchenne, SLA, sindrome di Pompe, sindrome di Morquio, sindrome di Down e Paralisi Cerebrale. Si riflette sulla diversità, sull’amicizia, sull’amore, sulla reciprocità, sulla speranza di guarire, sul confine tra vita e morte.
A condurre le riflessioni, Paolo Mariotti, dirigente medico dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, e Anna Contardi, Coordinatrice Nazionale dell’Associazione Italiana Persone Down.
“Questa rassegna cinematografica - spiega il prof. Giuseppe Zampino, responsabile del Centro di Malattie rare e Difetti congeniti del Policlinico Gemelli - vuole essere un metodo didattico che ha come obiettivo veicolare le informazioni puramente cliniche con il coinvolgimento emotivo suscitato dal film. Questo è specialmente utile nelle malattie rare che, considerate di nicchia, spesso non suscitano particolare interesse o non rimangono nella memoria. L’idea di associare una emozione all’informazione rende il ricordo della condizione più duraturo. Inoltre, capitalizzando sulle problematiche relazionali comuni della disabilità che investono la maggior parte delle numerose condizioni rare disabilitanti, l’approccio a tali condizioni diventa meno preoccupato, poiché a dispetto della rarità vi è una comunanza di vissuti e di problemi da affrontare. La rassegna cinematografica ha l’obiettivo di far entrare lo spettatore nell’intenso mondo della disabilità e attraverso questo indurlo a riflettere sulla propria esistenza”.
“Collaboriamo con molto interesse a questo Progetto di Università Cattolica e Policlinico A. Gemelli, fonte di importanti riflessioni - sostiene Fulvia Salvi, Presidente di MediCinema Italia Onlus -. L’utilizzo del contenuto cinematografico rappresenta un importante strumento di sperimentazione per la cura di diverse patologie volto al riconoscimento del cinema come strumento riabilitativo nei processi di cura e nei percorsi di formazione”.
L’attività di MediCinema, presso la Fondazione Policlinico A. Gemelli, prevede la programmazione di film, due volte alla settimana, oltre anteprime e rassegne cinematografiche per i pazienti in età pediatrica e per un pubblico di adulti. In questo ambito, da settembre 2016, è stato avviato il primo studio, coordinato dal prof. Celestino Pio Lombardi, Direttore Chirurgia Endocrina Fondazione Policlinico A. Gemelli, con i ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica, in collaborazione con l’Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, con l’obiettivo di misurare gli effetti della terapia attraverso il cinema nel percorso ospedaliero e nell’approccio alla malattia.