Sindrome feto-alcolica: il servizio di screening offerto dall’Ambulatorio di etnopediatria del Policlinico
Con il termine Fasd (Fetal alcohol spectrum disorder) ci si riferisce all’insieme di manifestazioni patologiche causate dall’esposizione all’alcol di un feto. Le linee guida nutrizionali indicano in 1 unità alcolica la quantità di alcol che una donna in buona salute non dovrebbe superare quotidianamente: l’unità alcolica corrisponde a 10-12 grammi di alcol puro, equivalente, nella pratica, ad un bicchiere di vino, una lattina di birra, un aperitivo o un bicchierino di superalcolico. I tessuti fetali, non disponendo dell’alcol deidrogenasi, l’enzima deputato alla metabolizzazione di tale sostanza, sono particolarmente esposti agli effetti dannosi che l’alcol può causare. Tali danni, che hanno conseguenze per tutta la vita, possono essere sinteticamente distinte in disabilità primarie e secondarie. Le disabilità primarie includono dismorfismi facciali, ritardo dell’accrescimento ed anomalie di sviluppo del sistema nervoso centrale, che si traducono in un insieme complesso di disturbi comportamentali e cognitivi. Le disabilità secondarie compaiono nelle epoche successive della vita e si ritengono conseguenza della mancata diagnosi e terapia delle disabilità primarie. Esse includono problemi di salute mentale, incapacità ad avere una vita autonoma, difficoltà in ambito lavorativo e scolastico, problemi con la legge, isolamento sociale, comportamenti sessuali inadeguati. Una precoce diagnosi ed un adeguato trattamento possono influire nettamente sulla prognosi di questi soggetti in quanto diminuiscono ed attenuano il progredire delle disabilità secondarie. Nel nostro Paese non esistono dati sull’incidenza di tale condizione: un lavoro del 2011, effettuato in alcuni paesi del Lazio, ha permesso di rilevare una prevalenza della Fasd di 12 casi/1.000 nati vivi, che aumentava fino a 63 casi/1.000 nati vivi se veniva presa in considerazione l’intera gamma di disturbi dello spettro della sindrome feto alcolica (Fasd). “Questa problematica – ha spiegato il Prof. Piero Valentini, direttore UOC Pediatria della Fondazione Gemelli IRCCS - è diventata più nota, recentemente, con l’aumento delle adozioni internazionali, che hanno portato nel nostro Paese diversi bambini provenienti da Paesi, in particolare dell’Europa dell’Est, in cui è molto diffuso il problema dell’alcolismo: nell’ambulatorio di etnopediatria del nostro Policlinico si effettua un servizio di ‘accoglienza sanitaria’ mirato ad un primo screening di questi bambini per l’esclusione o l’individuazione precoce di problematiche meritevoli di ulteriori approfondimenti o di specifici percorsi terapeutici”. Ad oggi sono stati valutati oltre 1.000 bambini, un terzo dei quali provenienti da Paesi dell’Est Europa (Ungheria, Ucraina, Repubblica Ceca, Polonia, Bulgaria, Lettonia, Bielorussia, Moldavia, Bosnia, Lettonia): sulla base della valutazione obiettiva e dei dati anamnestici sono stati individuati 50 bambini con Fasd (17 con quadro completo, 14 con forma parziale, 1 con difetti congeniti alcol-correlati e 18 con disturbi dello sviluppo neurologico). A questi vanno aggiunti 18 bambini senza dismorfismi e/o alterazioni antropometriche, ma con storia di esposizione all’alcol in utero. Questi bambini sono stati affidati alle cure di specialisti che li seguiranno nel tempo, adeguando i trattamenti all’età ed alle esigenze, realizzando l’auspicato intervento atto a prevenire una evoluzione peggiorativa di questa condizione patologica.