Mani sudate non solo per colpa del caldo: la soluzione definitiva è la chirurgia mini-invasiva
La colpa non è solo della temperatura esterna. Nei mesi più caldi, in numerose persone si accentua un problema di cui soffrono anche nei mesi invernali: l’eccessiva sudorazione, soprattutto delle mani. Un disturbo imbarazzante, clinicamente definito iperidrosi, per il quale esiste la soluzione definitiva.
L’iperidrosi è un’eccessiva sudorazione localizzata in alcune zone del corpo, come per esempio le mani, le ascelle o i piedi e dipende da una eccessiva attività da parte del nervo simpatico. Colpisce circa l’uno per cento della popolazione e, spesso, la diagnosi viene eseguita in ritardo; in chi ne soffre, l’imbarazzo è tale che si tende perfino a evitare gesti semplici come stringere la mano.
Il disturbo (suddiviso equamente in entrambi i sessi) è, a volte, sottovalutato anche dagli stessi medici, oppure confuso con problemi emotivi. Invece, non è così, e il problema va risolto con tutte le opzioni che la medicina ci offre. Nell’Unità di Chirurgia toracica del Policlinico Universitario A. Gemelli, sono oltre 200 i pazienti già sottoposti a intervento chirurgico di simpaticofrassi e altri sono in lista di attesa per combattere definitivamente il problema. Esistono anche soluzioni non invasive: creme traspiranti, botulino, ionoforesi. Ma sono costose, a lungo tempo e, soprattutto, non definitive.
Attualmente, quindi, soltanto la chirurgia è un trattamento definitivo. Attraverso due piccole incisioni di pochi millimetri, viene individuato nel torace il nervo simpatico, appunto il responsabile del disturbo, e – attraverso delle “clip” – viene interrotta la sua attività e, di conseguenza, anche la sudorazione.
Il Gemelli, presso l’UOC Chirurgia toracica, dispone di un ambulatorio di cui è responsabile il prof. Stefano Margaritora (nella foto) con la dott.ssa Maria Letizia Vita, dedicato alle persone che soffrono di iperidrosi, cui si rivolgono soprattutto i giovani (15-45 anni). Dopo una visita iniziale, i pazienti vengono inseriti in una lista di preospedalizzazione, nella quale si provvede agli esami di routine preoperatoria. Escluse patologie o altre problematiche che impediscono l’intervento, si esegue l’intervento in anestesia. I giorni di degenza sono appena due e, in breve, è possibile tranquillamente ritornare alle proprie attività quotidiane. Nei mesi successivi, si esegue una verifica, anche telefonica.