Posizionare senza errori i cateteri venosi CVC con la nuova tecnica dell’ ECG intracavitario
Una soluzione affidabile e costo-efficace che garantisce molteplici vantaggi per il paziente. Al Gemelli la procedura è affidata a un team specializzato
I Cateteri Venosi Centrali (CVC) sono dispositivi impiegati per la somministrazione endovenosa di farmaci (antibiotici, chemioterapici, terapia di supporto…) e per l’infusione di liquidi o di sacche di nutrizione parenterale (alimentazione per via venosa). I CVC vengono utilizzati soprattutto in terapia intensiva o in oncologia, quando le vene superficiali (generalmente delle braccia) si sono “rovinate” (diventando dure, flebitiche) o sono inadatte a ‘sopportare’ determinati farmaci particolarmente ‘irritanti’. Il posizionamento del CVC è una procedura che dura poco più di un quarto d’ora. Deve essere eseguito da mani esperte e con tecnica sterile. Il Policlinico Gemelli vanta un gruppo di medici e di infermieri dedicati particolarmente esperti in quest’ambito ultra-specialistico: il PICC team (dal termine ‘PICC’, Peripherally Inserted Central Catheters, che indica i CVC che vengono inseriti nelle vene del braccio). Per funzionare in maniera ottimale, la punta del CVC deve arrivare al cuore. Più esattamente, nel punto in cui la vena cava superiore (che drena il sangue dalla testa e dalle braccia) si “tuffa” nell’atrio destro (giunzione atrio-cavale). Un errato posizionamento della punta del CVC si associa al rischio di malfunzionamento del dispositivo, formazione di trombi venosi, aritmie e danni vasali. Per introdurre il CVC nelle vene del braccio gli specialisti del Gemelli si aiutano sempre con la sonda ecografica (oggi anche wireless, ovvero senza fili), che rende la manovra più sicura, più veloce e più efficace. Gli ultrasuoni permettono di visualizzare perfettamente la vena da pungere, evitando tentativi “al buio”.
L’ operazione si fa con l’infiltrazione di una minima quantità di anestetico locale nella sede della puntura. Il problema è capire quando la punta del CVC è arrivata a destinazione. Tradizionalmente il controllo viene eseguito empiricamente confrontando le misure del CVC con quelle del braccio del paziente e controllando la punta (radiopaca) con una radiografia.
La nuova tecnica dell’ECG intracavitario, inventata più di 50 anni fa in Germania e recentemente riscoperta e perfezionata proprio dal PICC team del Policlinico Gemelli, permette di evitare calcoli approssimativi al letto del paziente e soprattutto il controllo radiografico. La tecnica risulta anche più affidabile e costo- efficace rispetto al controllo radiologico. La tecnica dell’ECG intracavitario si basa sulle modificazioni morfologiche e di ampiezza che subisce l’onda P quando la punta del CVC si avvicina all’atrio destro del cuore. Il catetere (riempito di soluzione salina) funge da elettrodo esplorante. Come una specie di bastone del rabdomante che varia la frequenza delle vibrazioni quando si avvicina all’acqua, l’onda P, registrata dinamicamente, aumenta progressivamente con l’avvicinamento all’atrio destro diventando bifasica all’interno dell’atrio e completamente negativa una volta che l’ha superato. La verifica durante la manovra (piuttosto che dopo la manovra, come tradizionalmente si fa con la radiografia del torace) evita i costi e i rischi associati alla necessità di riposizionare il PICC (quando la punta non è stata collocata in sede corretta).
Nella foto, i professori Mauro Pittiruti e Antonio La Greca, chirurghi d’urgenza, che con la collaborazione dei dott. Giancarlo Scoppettuolo e Daniele Biasucci e degli infermieri Alessandro Emoli e Andrea Musarò hanno lavorato al Gemelli allo studio della metodica e alla sua implementazione.
Per approfondire La Greca: Evaluation techniques of the PICC: tip placement. In S. Sandrucci, B. Mussa (eds), Peripherally Inserted Central Venous Catheters DOI 10.1007/978-88-470-5665-7_7, © Springer-Verlag Italia 2014 http://www.gavecelt.it/uploads/vantaggi_e_co sto_efficacia_del_metodo_ecg.pdf
Le diverse tipologie di dispositivi CVC