Diventare madre dopo un tumore. Inaugurato al Gemelli il Percorso Clinico Assistenziale dedicato all’Oncofertilità
Ogni giorno 30 giovani donne italiane si ammalano di tumore; si tratta soprattutto di tumori della mammella, della tiroide, di carcinomi del colon retto e della cervice uterina, linfomi di Hodgkin, di melanomi. Patologie molto diverse tra loro, con una caratteristica in comune: il loro trattamento, spesso salva-vita, può precludere per sempre la possibilità di una maternità. Preservare la capacità di riprodursi diventa dunque un obiettivo prioritario per la qualità di vita di queste giovani pazienti e per le loro prospettive di vita future. È questo il campo di cui si occupa l’Oncofertilità, una nuova branca della medicina, a cavallo tra oncologia e fisiopatologia della riproduzione, alla quale la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha dedicato un Percorso Clinico Assistenziale (PCA), appena inaugurato.
“Formalizzare regole di efficacia, appropriatezza, sicurezza ed eticità in un percorso appositamente studiato per preservare la fertilità– afferma Antonio Giulio de Belvis, Direttore UOC Percorsi e Valutazione Outcome Clinici della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS - è un aspetto cruciale nella giovane donna con patologia oncologica. Questo percorso estende il concetto di ‘presa in carico’ oltre la malattia e proietta - in un momento difficile della sua vita - la donna nel futuro, verso la maternità”.
“Il 15-20% delle pazienti oncologiche ha alla diagnosi meno di 40 anni. Questo – afferma il coordinatore del percorso Giacomo Corrado, Dirigente Medico UOC Ginecologia Oncologica e coordinatore del PCA Oncofertilità Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – ci pone di fronte ad un duplice obiettivo: far sì che la paziente possa superare il problema oncologico e preservare la sua fertilità. Il Piano nazionale per la fertilità del Ministero della Salute (“Tutela della fertilità nei pazienti oncologici per la definizione di un PDTA)per pazienti oncologici che desiderano preservare la fertilità”), approvato il 21 febbraio 2019 dalla Conferenza Stato Regioni e successivamente recepito dalla Regione Lazio, prevede l’individuazione di alcuni Centri di Oncofertilità, rispondenti a determinati di requisiti e facenti riferimento a banche regionali per la conservazione di ovociti, tessuto ovarico e seme. Le donne che potranno entrare nel nostro PCA Oncofertilità devono avere un’età non superiore a 40 anni; vengono sottoposte ad uno screening per verificare la riserva ovarica e, dove necessario, si attiva un percorso psicologico, prima di pianificare un programma di preservazione della fertilità. Finora il nostro Ambulatorio per l’Oncofertilità, attivo dal marzo 2018, ha preso in carico 150 pazienti; di queste, 60 sono state inviate alla Banca del Tessuto Ovarico (BTO) della Regione Lazio, presso gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO) e 35 hanno crioconservato il tessuto ovarico”.
Le giovani pazienti arrivano a questo percorso dal territorio, attraverso lo Sportello dell’Oncofertilità (06-3015 8290, sportello.oncofertilità@policlinicogemelli.it) o riferite dalle varie Unità Operative del Policlinico Gemelli.
E il PCA Oncofertilità rappresenta una grande opportunità anche per le pazienti in età pediatrica.
“I tumori in età pediatrica sono un evento più raro – ricorda il professor Antonio Ruggiero, Direttore UOC di Oncologia Pediatrica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - ma le nostre pazienti hanno una lunga aspettativa di vita e, oltre a guarirle, dobbiamo assicurare loro un futuro pieno. Se l’effetto della caduta dei capelli è molto impattante per le ragazze, ma transitorio, gli effetti a medio-lungo termine dei trattamenti oncologici hanno grosse ricadute sul futuro di queste ragazze, sia per il rischio di compromettere la loro fertilità, che per quello di menopausa precoce, con il conseguente aumento di patologie quali osteoporosi e malattie cardiovascolari. Avere un percorso dedicato a questa problematica al nostro interno, ci permette di affrontare meglio il tema degli effetti indesiderati della terapia oncologica, sia per la paziente che per la sua famiglia e di offrire una prospettiva oltre la guarigione, che migliora anche l’accettazione delle cure”.
“La caratteristica olistica di questa presa in carico – commenta il professor Lorenzo Nanni, Direttore UOC Chirurgia Pediatrica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - offre prospettive migliori di qualità di vita all’adolescente e alla sua famiglia. Il paziente pediatrico va assolutamente incluso in un percorso di questo tipo”.
“La regione Lazio nel 2011 – ricorda il Professor Enrico Vizza Responsabile Banca Tessuto Ovarico (BTO) – Regione Lazio, presso IFO – IRCCS di Roma - ha sentito la necessità di istituire una banca regionale per la crioconservazione del tessuto ovarico all’interno di un istituto tumori, unico esempio a livello nazionale, ponendolo come hub per il tessuto ovarico all’interno della rete regionale di oncofertilità. In questa cornice istituzionale, l’IFO-BTO ha stipulato due convenzioni, con l’Ospedale Bambino Gesù (pediatrico) e con la Fondazione Policlinico Gemelli (pediatrico ed adulto). La BTO-IFO si articola in tre aree operative: una clinica (ambulatorio di oncofertilità) per la presa in carico multidisciplinare del paziente, un’area chirurgica di ricovero in regime one Day Surgery (per effettuare espianto ed il successivo reimpianto del tessuto) e un’area biologica classificata (per trattamento, congelamento e stoccaggio del tessuto). Parte di queste fasi (valutazione ed espianto del tessuto) potranno avvenire, grazie a questo PCA di oncofertilità, all’interno del Gemelli stesso. La BTO si incardina dunque nel percorso Gemelli ma è anche uno strumento di ricerca clinica; per questo è importante che i nostri due istituti siano allineati. Nell’ambito della ricerca stiamo studiando la possibilità della maturazione in vitro degli ovociti prelevati dalla corticale ovarica espiantata soprattutto nelle pazienti ad alto rischio di contaminazione dell’ovaio da parte di cellule tumorali”.
“Oltre all’aspetto del percorso – sottolinea la professoressa Anna Fagotti, Direttore UOC Carcinoma Ovarico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e professore associato di Ostetricia e Ginecolgia all’Università Cattolica - fondamentale è la tempistica; la malattia oncologica spesso impone che il percorso di oncofertilità venga completato in tempi molto stretti, per non gravare sull’esito del trattamento”.
“Molto importante a questo proposito – afferma laprofessoressa Paola Villa, responsabile UOS di Ginecologia della Terza Età e professore aggregato presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica – è la multidisciplinarietà, la collaborazione tra competenze diverse. Il colloquio con la paziente è un momento fondamentale durante il quale siamo chiamati a rispondere alle domande pressanti delle pazienti in un momento così delicato della loro vita. Il congelamento del tessuto ovarico permetterà loro, grazie ad un futuro reimpianto, di avere una gravidanza spontanea e la ripresa della funzionalità endocrina dell’ovaio, che permette di superare il problema della menopausa precoce iatrogena”.
“Il PCA Oncofertilità – conclude il professor Giovanni Scambia- Direttore Scientifico e della UOC di Ginecologia Oncologica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - rappresenta un’iniziativa di grande importanza che sensibilizza la comunità medica sul tema e favorisce un approccio multidisciplinare nella gestione di queste pazienti. Una presa in carico tempestiva ed appropriata consentirà alle donne in età fertile con una patologia oncologica di diventare madri in futuro se lo desiderano”.
Maria Rita Montebelli